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352 il morgante maggiore.

32 Perchè la spada con tal forza viene,
     Che bisogna per forza inginocchiarsi;
     Tanto che quasi si ruppe le rene,
     E non poteva alla fine rizzarsi,
     Chè Durlindana confitta lo tiene,
     Ch’un braccio e mezzo si vide ficcarsi
     In su ’n un sasso che sotterra truova:
     Per la qual cosa Vegliantin giù cova.

33 E con fatica Orlando la ritrasse,
     E gridò: Vegliantin, che hai tu fatto?
     Tal che parve il caval si vergognasse,
     E saltò in quattro destro come un gatto:
     Credo che ’l Cielo Orlando suo aiutasse
     Per grazia, come e’ fe’ già più d’un tratto,
     Ch’aiuta sempre i buon, quando e’ bisogna;
     Però non fia quel ch’io dico menzogna.

34 Orlando fe’ da Grandonio partita,
     Per la battaglia sospirando forte,
     Chè non aveva renduto la vita
     A Sansonetto però la sua morte;
     E parea quando l’orsacchia accanita
     Abbatte i rami, e spezza le ritorte,
     Ed ogni cosa si reca in dispetto;
     E gran vendetta fe’ di Sansonetto.

35 E per ventura Marsilio vedea,
     Ed una lancia a un Pagano arrappa,
     Chè il cor con essa passar gli volea;
     Ma intanto un altro dinanzi gl’incappa:
     Sì che la lancia nel petto giugnea,
     Tal che di drieto riesce la nappa,
     E passa il corpo a un altro e la milza,
     E così fece di due una filza.

36 Poi disse al re Marsilio: Il tempo è giunto
     A punir te dell’opere tue ladre,
     Perchè tu meritasti un capresto unto,
     Mentre tu eri in corpo di tua madre.
     Ma Zambuger, che intese il caso appunto,
     Volle coprir con lo scudo il suo padre,
     Ma Durlindana il trattò come ghiaccio,
     Sì che lo scudo gli tagliava e ’l braccio.