159 L’oste co’ servi impauriti sono,
E a servire attendon tutti quanti,
E dice fra sè stesso: E’ sarà buono,
Non ricettar mai più simil briganti;
E’ pagheranno domattina al suono
Di quel battaglio, e saranno contanti:
Hanno mangiato tanto, che in un mese
Non mangerà tutto questo paese.
160 Morgante poi che molto ebbe mangiato,
Disse a quell’oste: A dormir ce n’andremo,
E domattina, com’io sono usato,
Sempre a cammino insieme conteremo;
E d’ogni cosa sarai ben pagato,
Per modo che d’accordo resteremo.
E l’oste disse a suo modo pagasse;
Chè gli parea mill’anni e’ se n’andasse.
161 Morgante andò a trovare un pagliaio
Ed appoggiossi come il liofante;
Margutte disse: Io spendo il mio danaio:
Io non voglio, oste mio, come il gigante
Far degli orecchi zufoli a rovaio;37
Non so s’io son più pratico o ignorante,
Ma ch’io non sono astrologo, so certo;
Io vo’ con teco posarmi al coperto.
162 Vorrei, prima ch’e’ lumi sieno spenti,
Che tu traessi ancora un po’ di vino;
Chè non par mai la sera io m’addormenti,
S’io non becco in sul legno un ciantellino,38
Così per risciacquare un poco i denti;
E goderenci in pace un canzoncino:
E’ basta un bigonciuol così tra noi,
Or che non ci è il gigante che c’ingoi.
163 Vedestu mai, Margutte soggiugnea,
un uom più bello e di tale statura,
E che tanto diluvi, e tanto bea?
Non credo e’ ne facessi un più natura;
E’ vuol, quando egli è all’oste, gli dicea,
che l’oste gli trabocchi la misura;
Ma al pagar poi mai più largo uom vedesti;
Se tu nol provi, tu nol crederresti.