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370 il morgante maggiore.

122 Io dico pace, dopo lunga guerra,
     Ch’io son per gli anni pur defesso e stanco;
     Rendi il misero corpo a questa terra,
     Il qual tu vedi già canuto e bianco;
     Mentre che la ragion meco non erra,
     La carne è inferma, e l’animo ancor franco:
     Sì che al tempo accettabil tu m’accetti,
     Chè molti son chiamati, e pochi eletti.

123 Io ho per la tua fede combattuto,
     Come tu sai, Signor, sanza ch’io il dica,
     Mentre ch’al mondo son quaggiù vivuto:
     Io non posso oramai questa fatica;
     Però l’arme ti rendo, ch’è dovuto,
     E tu perdona a questa chioma antica:
     Ch’a contemplare omai suo uficio parmi
     La gloria tua, e porre in posa l’armi.

124 Porgi, Signore, al tuo servo la mano,
     Tra’mi di questo laberinto fori,
     Perchè tu se’ quel nostro pellicano,
     Che pregasti pe’ tuoi crucifissori:
     Perch’io conosco il nostro viver vano,
     Vanitas vanitatum, pien d’errori;
     Chè quanto io ho nel mondo adoperato,
     Non ne riporto alfin se non peccato:

125 Salvo se mai fu nella tua concordia
     Di dover col tuo segno militare:
     Per questo io spero pur misericordia;
     Bench’io non possi Donchiaro scusare,
     Che forse or prega per la mia discordia;
     Ma perchè tu sol mi puoi perdonare,
     Benchè a Turpino il dissi genuflesso,
     Di nuovo a te, Signor, mi riconfesso.

126 Quando tu ci creasti, Signor, prima,
     Perchè tu se’ magnalmo e molto pio,
     Credo che tu facesti questa stima,
     Che noi fussin figliuol tutti di Dio;
     Se quel serpente con sua sorda lima
     Adam tentò, tu hai pagato il fio,
     Come magno Signor, non obbligato,
     Poi che pur era di tua man plasmato.