197 E poi che in Roncisvalle andar vogliamo,
E perchè il Sole aspetta, come è detto,
Dove era Orlando alla fonte arriviamo,
E Turpino, e Rinaldo, e Ricciardetto,
Ch’ognun piangeva doloroso e gramo,
E guardavan quel corpo benedetto.
Ma, come Carlo in Roncisvalle è giunto,
Parve che ’l cor si schiantassi in un punto.
198 E ragguardava i cavalieri armati
L’un sopra l’altro in sulla terra rossa,
Gli uomini co’ cavalli attraversati;
E molti son caduti in qualche fossa,
Nel fango in terra fitti arrovesciati;
Chi mostra sanguinosa la percossa,
Chi il capo avea quattro braccia discosto,
Da non trovargli in Giusaffà sì tosto.
199 Tanti squarciati, smozzicati e monchi,
Tante intestine fuor, tante cervella,
Parean gli uomini fatti schegge e bronchi,
Rimasi in istran modo in sulla sella,
Tanti scudi per terra, e lance in tronchi:
O quanta gente parea meschinella!
O quanto fia scontento più d’un padre,
E misera colei che sarà madre!
200 Carlo piangeva, e per la maraviglia
Gli trema il core, e ’l capo se gli arriccia,
E Salamone strabuzza le ciglia,
Uggieri e Namo ognun si raccapriccia;
Perchè la terra si vede vermiglia,
E tutta l’erba sanguinosa e arsiccia,
Gli arbori e' sassi gocciolavan sangue,
Sì che ogni cosa si potea dir langue.
201 Ma poi che Carlo ebbe guardato tutto,
Si volse, e disse inverso Roncisvalle:
Poi che in te il pregio d’ogni gloria è strutto,
Maladetta sia tu, dolente valle:
Che non ci facci più ignun seme frutto,
Co’ monti intorno, e le superbe spalle;
Venga l’ira del cielo in sempiterno
Sopra te, bolgia, o caina d’Inferno.