267 Ora ecco il re Marsilio innanzi a Carlo,
E tutto il popol crucifiggi grida;
Altri diceva e’ dovessi impalarlo,
Ognun volea ch’a suo modo l’uccida:
Carlo rispose che volea impiccarlo,
Chè il traditor al capresto si fida,
A quel carubbo, come Scariotto,
Dove egli aveva ogni cosa condotto.
268 E disse: Io vo’, Marsilio, che tu muoia
Dove tu ordinasti il tradimento;
E Bianciardin, che è padre d’ogni soia,
Allato a te farà crucciare il vento.
Disse Turpino: Io voglio essere il boia.
Carlo rispose: Ed io son ben contento
Che sia trattato di questi due cani
L’opere sante con le sante mani.
269 E poi che furon drento al parco entrati,
Carlo, veggendo intorno a quella fonte
Arsa la terra e gli arbori abbruciati,
Maravigliossi e cambiossi la fronte,
E disse: O Bianciardin, quanti peccati
Commessi hai qui con tue malizie pronte!
O scelerato, abominevol mostro,
O caso orrendo, o infamia al viver nostro!
270 E quando e’ vide quel carubbo secco,
E quello allòr fulminato dal cielo,
Parve che ’l cor gli passassi uno stecco,
E che per tutto se gli arricci il pelo,
E disse: O traditor Marsilio, or ecco
Dove tu commettesti il grande scelo!
Ah, crudel terra, che lo consentisti,
E come Curzio29 lor non inghiottisti!
271 Ecco ch’io ho pur ritrovate l’orme:
Però nessun con la coda le copra;
Chè la divina giustizia non dorme,
E pure il fine è il testimon dell’opra;
Pensi ciascun, quando e’ fa cose inorme,
Che la spada del ciel sia sempre sopra,
E s’alcun tempo una cosa si cela Nihil occultum, tutto si rivela.