107 Fortunato, o ben vissuto vecchio,
O felice quel giusto che ognun ama,
O chiaro esemplo di ben fare e specchio,
O sanza invidia gloriosa fama;
O ciel, tu porgi a’ suoi merti l’orecchio:
O popol, che il signor suo morto chiama,
O buon pastor, chi ben guarda sua gregge,
O tanto re, quanto e' ben guida e regge!
108 In Aquisgrana la chiesa maggiore,
Nella Virgine Santa titolata,
Dallo eccelso e felice imperatore
Era suta già prima edificata:
Quivi meritamente a grande onore
Fu la sua sepultura collocata,
E sopra a questa aggiunto un arco d’oro
Nella santa basilica del coro.
109 E perchè il mondo ancor possi ritrarlo,
Il popol verso lui fu clementissimo,
E nel sepulcro suo fece scultarlo,
E lo epitaffio diceva brevissimo:
Il corpo jace qui del magno Carlo
Imperator de’ Roman cristianissimo.
Ma molto importa in sì breve idioma,
Cristianissimo, e Carlo, e re di Roma.
110 L’anno ottocento quindici correa
Dalla salute della Incarnazione,
Carlo settantadue finiti avea,
E quaranzette dalla promozione,
De’ quali ultimi quindici tenea
Colla corona da papa Leone,
Nel vigesimo quarto dì spirato
Del mese il quale a Gian fu consecrato.
111 E innanzi alla sua morte segni apparse:
Che dove il bel pinaculo si bilica,
Folgore questo rovinò e sparse:
Un portico cascò della basilica,
E ’l ponte ch’era appresso a Magonzia arse:
Però chi queste cose ben rivilica,12
Come a Cesare il ciel fece qui segno
D’altro Cesare in terra assai più degno.