Pagina:Pulci - Morgante maggiore II.pdf/51

Da Wikisource.
48 il morgante maggiore.

17 E fur pur già nella mia giovinezza
     E lume e refligerio a molti amanti:
     Arien giurato e detto per certezza
     Che fussin più che ’l Sol belli e micanti;4
     E molte volte per lor gentilezza
     Venien la notte con suoni e con canti,
     E sopra tutto commendavan questi,
     Che furon graziosi e ’nsieme onesti.

18 Ed or son fatti, come vedi, scuri:
     Così potessi alcun di lor vedegli,
     Che non sarien sì dispietati e duri,
     Ch’ancor pietà non avessin di quegli:
     Anzi l’arebbon negli anni futuri,
     Ricorderiensi già che furon begli;
     Ma per me più non è persona al mondo,
     Cercando l’universo tutto tondo.

19 Il padre mio di duol si sarà morto,
     Poi ch’alcun tempo arà aspettato invano;
     E la mia madre sanza alcun conforto
     Non sa ch’io stenti in questo luogo strano,
     Nè del gigante che mi facci torto,
     E battami ogni dì con la sua mano,
     E faccimi a’ lion guardar nel bosco,
     Tanto ch’io stessa non mi riconosco.

20 O padre, o madre, o fratelli, o sorelle,
     O dolce amiche, o compagne, o parente;
     O membre afflitte, lasse e meschinelle,
     O vita trista, misera e dolente;
     O mondo pazzo, o crude e fere stelle,
     O destino aspro e ’ngiusto veramente;
     O morte, refrigerio all’aspra vita,
     Perchè non vieni a me, chi t’ha impedita?

21 È questa la mia patria dov’io nacqui?
     È questo il mio palagio e ’l mio castello?
     È questo il nido ove alcun tempo giacqui?
     È questo il padre e ’l mio dolce fratello?
     È questo il popol dov’io tanto piacqui?
     È questo il regno giusto, antico e bello?
     È questo il porto della mia salute?
     È questo il premio d’ogni mia virtute?