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canto decimonono. 51

32 Se voi credessi di qui liberarmi,
     Il padre mio, se vivo fussi ancora,
     Che forse spera pur di ritrovarmi,
     Vi darebbe il suo regno ove e’ dimora,
     Chè so con gran disio debbe aspettarmi:
     Però s’a questo nessun si rincora,
     Io ve ne priego, io mi vi raccomando.
     Così dicea piangendo e sospirando.

33 Morgante già voleva confortarla,
     Ma non potea, tanta pietà l’assale.
     Mentre ch’ancor questa fanciulla parla,
     Ecco Beltramo, ch’aveva un cinghiale,
     E comincia di lungi a minacciarla:
     In su la spalla tenea l’animale,
     Col braccio destro strascinava un orso,
     E sanguinava pe’ graffi e pel morso.

34 Vide costoro, e la testa crollava,
     Quasi dicessi a quella: Io te ne pago.
     Ecco Sperante che quivi arrivava;
     E per la coda strascinava un drago:
     Questo era maggior bestia e assai più brava
     Del suo fratello, e di far mal più vago:
     Giunti a Morgante, a gridar cominciorno,
     Tal che le selve intronavan d’intorno.

35 Morgante guata la strana figura
     De’ due fratelli, e poi gli salutoe,
     Chè gli detton capriccio di paura;5
     Ma l’uno e l’altro il saluto accettoe,
     Pur tal qual concedea la lor natura:
     E poi Beltramo a parlar comincioe:
     Che fai tu qui con questo tuo compagno?
     Tu ci potresti far tristo guadagno.

36 Io vo’ saper chi quel lione ha morto.
     Disse Morgante: Il lione uccisi io,
     Che mi voleva, gigante, far torto.
     Disse Beltramo: Al nome sia di Dio,
     Io tel farò costar, datti conforto:
     Tu vai così qua pel paese mio;
     E so che quel lion certo uccidesti,
     Per far poi con costei quel che volesti.