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canto decimonono. 53

42 Ma Beltramo era sì fiero e sì alto,
     Che quando in giù rovinava il bastone,
     Lo disfaceva, e piegava allo smalto;
     Se non che pur come un gattomammone
     Margutte spicca molte volte un salto,
     Per ischifar questa maladizione;
     Ma finalmente disteso trovossi,
     Com’un tappeto, che più atar non puossi:

43 Ch’una percossa toccò sì villana,
     Che parve una civetta stramazzata;
     Alzò le gambe, e in terra si dispiana;
     Quivi toccò più d’una batacchiata,
     Chè ’l baston suona come una campana,
     E tutta la schiavina ha scardassata:6
     Poi che sonata fu ben nona e sesta,
     Beltram chinossi a spiccargli la testa.

44 Veggendosi Margutte mal parato,
     Posò le mani in terra in un momento,
     Per trar due calci com’egli era usato;
     E giunsel con gli spron disotto al mento,
     E conficcò la lingua nel palato
     Al fer gigante, ond’egli ebbe spavento,
     E tutto pien d’ammirazion si rizza:
     Allor Margutte in piè subito sguizza.

45 Vede Beltram che si cerca la bocca,
     E ’l sangue che di fuor già zampillava:
     Il capo presto tra gambe gli accocca,
     Per modo che da terra il sollevava,
     E poi in un tratto rovescio il trabocca,
     E questo torrion giù rovinava;
     E nel cader, ciò che truova fracassa
     Come se fussi caduta una massa.

46 Questo galletto gli saltava addosso,
     Che par che sia sopra una bica un pollo;
     Dunque gli spron Margutte hanno riscosso;
     Il capo a questo levava dal collo,
     Chè la sua scimitarra taglia l’osso;
     E non potè Beltram più dare un crollo,
     Chè quando in terra lo pose Margutte,
     Si fracassorno le sue membra tutte.