102 Or oltre, sù, govèrnati a tuo modo;
Rispose allor Morgante d’ira pieno:
io so che ’l mio battaglio fia più sodo,
E non bisognerà guinzaglio o freno.
Intanto la fanciulla disse: Io odo
Alcun qua che ricorda Filomeno;
Conoscilo tu, oste, o sai chi e’ sia,
E ’n qual paese egli abbi signoria?
103 Rispose l’oste: Quel che tu domandi
Io intendo Filomen sir di Belfiore:
Acciò che più parole non ispandi,
Sappi che Filomeno è qui signore;
E siam tutti parati a’ suoi comandi
Per lunga fede e per antico amore,
E regge il popol suo tranquillo e lieto,
Come giusto signor, savio e discreto.
104 Vero è che lungo tempo è stato in pianto,
Però che gli fu tolta una sua figlia,
Nè sa chi la togliessi; ed è già tanto,
Che ritrovarla saria maraviglia:
Poi che l’ebbe cercata indarno alquanto,
Vestissi a bruno lui e la sua famiglia;
E non ci gridan poi talacimanni;
E così son passati già sette anni.
105 Questa fanciulla diventò nel viso
Subitamente piena di dolcezza,
E parve il cor da lei fussi diviso,
E pianse quasi di gran tenerezza,
Dicendo: Or son tornata in paradiso,
Dove solea gioir mia giovinezza.
Pensoe di troppo gaudio venir meno,
Quando sentì che vivo è Filomeno.
106 Morgante molto allegro fu di questo,
E disse: Io son sì contento stasera,
Che s’io morissi non mi fia molesto.
Margutte mio, noi farem buona cera,
Ed è pur buon ch’io t’abbi fatto onesto.
Disse Margutte, che malcontento era:
Se tanta coscienzia pur ti tocca,
Ricûciti una spanna della bocca.