132O broda che succiava come il ciacco;
Poi si cacciava qualche penna in bocca,
Per vomitar, quand’egli ha pieno il sacco;
Poi lo riempie, e poi di nuovo accocca:
Ma finalmente, quand’egli era stracco,
E che pel naso la schiuma trabocca,
E’ conficcava il capo in sul primaccio,
Unto e bisunto come un berlingaccio.17
133 E sapeva di vin come un arlotto,
Chè dè’pensar che n’appiatta Margutte;
E quando egli era ubriaco e ben cotto,
E’ cicalava per dodici putte;
Poi ribaciava di nuovo il barlotto,
E conta del camin le trame tutte:
E diceva bugie sì smisurate,
Che le tre eran sette carrettate.
134 Or pur Morgante si volea partire,
Quantunque Florinetta assai pregassi,
E cominciò con Filomeno a dire,
Che la licenzia oramai gli donassi,
Chè di vedere Orlando ha gran disire.
Subitamente un gran convito fassi,
Per dimostrar maggior magnificenzia
Al gran Morgante in questa dipartenzia.
135 E poi ch’egli hanno tutti desinato,
E ragionate insieme molte cose,
E la fanciulla a Morgante ha donato
Di molte gioie ricche e preziose,
E molto Filomen l’ha ringraziato;
Morgante come savio anco rispose,
Che accettava e l’offerte e ’l tesoro,
Per ricordarsi ove e’ fussi, di loro.
136 Margutte, quando udì questa novella,
Diceva: Io voglio andar per qualche ingoffo;18
E tolse uno schidone e la padella,
Tinsesi il viso, e fecesi ben goffo;
E corre ove sedeva la donzella,
E fece dello ’mpronto e del gaglioffo,
E disse: Il cuoco anco lui vuol la mancia,
O io ti tignerò tutta la guancia.