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88 il morgante maggiore.

27 L’un de’ padron si chiamava Scirocco,
     E l’altro Greco di buona dottrina;
     Questo era tanto dolce ch’egli è sciocco;
     Quell’altro è tristo, e di mala cucina:
     Rinaldo a quel ch’è tristo dava un tocco;
     Lievaci tosto e págati, e cammina.
     Costui levar non gli vuol per niente,
     Dicendo: Il tempo reo non lo consente.

28 E poi salvum me facche vuol far, prima
     Ch’egli entrin drento, insino a un quattrino:
     Morgante gli risponde per la rima:
     Io metterò la nave e te a bottino.
     Questo Scirocco non ne facea stima,
     Ma ’l buono e ’l bel come, Pagol benino
     Disse a Scirocco: Di levargli è buono,
     Ch’io so che cavalier discreti sono.

29 Morgante fu per traboccar la nave,
     Quando il piè pose all’una delle bande,
     Tanto era smisurato e sconcio e grave:
     Disse Scirocco: Tu se’ tanto grande,
     Che non ti sosterrebbe dieci trave.
     Disse Morgante: Aspetta alle vivande;
     Che dirai tu se tu mi vedi a scotto?
     E’ converrà che ci sia del biscotto.

30 Come il Sol sotto all’Ocean si cela,
     Parve a Scirocco che buon vento sia;
     E finalmente la nave fe vela,
     E Greco intanto comanda la via:
     Lucea la luna come una candela,
     Un nugoluzzo sol non si vedia;
     Con gran diletto quella notte vanno,
     Chè del futuro, miseri, non sanno.

31 L’altra mattina il vento traditore
     Salta in un punto alla nave per prua:
     Caricon l’orza con molto furore,
     E vanno volteggiando un’ora o dua:
     Il vento cresce, e ripiglia vigore,
     E ’l mar comincia a mostrar l’ira sua:
     Cominciano apparir baleni e gruppi,
     E par che l’aria e ’l ciel si ravviluppi.