62 Disse Rinaldo: Solda chi ti pare;
E torna con l’ostessa a ragionarsi,
Però ch’ell’era bella e fassi amare,
E stava con lui molto a motteggiarsi;
E fece un suo stendardo sciorinare,
Dove il lion ch’io dissi può mirarsi:
Questo lion fu veduto in effetto,
Ed allo ’mperador presto fu detto.
63 A casa un oste, detto Chiarione,
Sono arrivati cinque viandanti,
E porton per insegna il tuo lione,
E non sappiam se si sono affricanti.
Lo ’mperadore a certi servi impone:
Menategli qui presi tutti quanti,
E chi non vuol di lor venirne preso,
Recatenelo a forza qui di peso.
64 Giunsono all’oste questi Saracini,
E credonsi legar cinque cavretti,
O pigliar questi come pecorini
Sanza arme colle punte degli aghetti:
Volle a Rinaldo un por le mani a’ crini,
E crede che costui il cappello aspetti:
Rinaldo si disserra nelle braccia,
E con un pugno morto appie’ sel caccia.
65 L’altro, ch’aveva una bacchetta in mano,
Dette con essa a Rinaldo in sul volto,
Dicendo: Che fai tu, poltron villano?
Adunque tu non credi, matto e stolto,
Ubbidir qui lo ’mperador pagano?
Rinaldo presto a costui si fu vòlto,
E ciuffalo per modo nella gola
Che l’affogò, sanza dir mai parola.
66 Eraven’un, che pon le mani addosso
Al conte Orlando; Orlando un poco il guata,
E poi in un tratto da costui s’è scosso,
E dettegli nel viso una guanciata
Che gli brucò la carne insino all’osso,
E cerca se la sala è ammattonata;
Intanto Ricciardetto, ch’a ciò bada,
Ed Ulivier tirorno fuor la spada.