Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/80

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li zingari 39

Alecco. Che vale l’allegria delle città? ove non è amore, non può esser piacere: e le fanciulle.... Quanto sei più bella di loro benchè priva di preziosi addobbi, di perle e di collane! Non mutar idea, o mia diletta! — Ed io altro non bramo che divider teco l’amore, l’ozio e il mio volontario esilio....

Il Vecchio. Sebbene nato in una opulenta città, tu ci ami; ma la libertà non sempre è cara a chi visse nella mollezza. Ascolta una nostra tradizione: un abitante del sud fu mandato in bando fra noi dal suo signore. Io sapeva il suo nome; ma era difficile a pronunziarsi, e l’ho dimenticato. Quantunque avanzato d’età, aveva un cuore giovine, un tratto vivace; possedeva il dono maraviglioso del canto, e la sua voce somigliava al mormorío delle onde. Tutti gli volevano bene. Viveva sulle sponde del Danubio, non faceva male a nessuno e divertiva la gente coi suoi racconti. Non sapeva egli far altro; era debole e timido come un bambino. I suoi vicini acchiappavan per lui gli uccelli e i pesci colle reti; quando il rapido fiume s’agghiacciava, e fischiavano i turbini invernali, i suoi conoscenti lo involtavano di calde pellicce; ma non potè mai assuefarsi ai disagi d’una esistenza così stentata. Egli s’aggirava intorno smunto, squallido, dichiarava che l’ira di Dio lo puniva per i suoi peccati, e aspettava l’ora della sua liberazione. Malcontento di tutto e sempre afflitto, vagava sulle spiaggie del Danubio spargendo amare lacrime al sovvenire del suo lontano paese. E quando fu per morire, ci scongiurè che portassimo le sue triste ossa verso il sud, ma nè anche dopo morte potè egli trovare il riposo in questa terra da lui aborrita.