Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/181

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Un altro giorno, mentre stavo dipingendo l’apertura d’una grotta, la quale appariva come una grande tomba preistorica, vidi uscir fuora da quella un braccio che si distendeva ed il rumore di uno sbadiglio; dopo apparve una testa molto capelluta e finalmente il corpo di un uomo. Era Brugnoletta, che nel mezzo di una giornata di gennaio, andava a sradicare un cavolo per farsi il suo pranzo, sul limitare della sua caverna. Era veramente una figura figlia di quei sassi. Sotto i piedi suoi si stendeva una striscia di poca terra che copriva il tufo, su la quale Brugnoletta avea arrischiato una coltivazione di cavoli. Gli dissi di star fermo, chè volevo dipingerlo. Ma egli non comprese che le parole «stai fermo» e mi rispose:

E chi se move?

Gli chiesi se beveva vino. Mi rispose che egli aveva una fonte di acqua freschissima dentro la grotta.

Ottenni che mi posasse seminudo come egli era; domandatogli se sentisse freddo, mi disse laconico:

Co sto straccio de sole?

Così per più giorni Brugnoletta mi posò tranquillamente. Non sapevo come compensare quest’uomo che non aveva alcun bisogno, finchè un giorno vidi un filo di fumo bluastro che serpeggiava uscendo dalla grotta. Era Brugnoletta che se la godeva con un mozzicone di sigaro acceso. Il giorno dopo mi presentai con una boetta di tabacco ed una pipa; ed ebbi il piacere di veder Brugnoletta fumarsela dopo aver mangiato il suo cavolo quotidiano e di sentir da lui un «grazie», scaturito dal suo cuore. E così lo dipinsi. Ed ora ho il conforto di saper questo quadro proprietà del mio amico Federico Leighton.


Posso dire che in quel tempo io ho messo tutte le basi della mia arte avvenire. Feci il bozzetto del mio quadro, «Donne dell’Ariccia alla fontana» della «Musica nel bosco»; di «Un raggio di sole d’inverno sulla piazza dell’Ariccia»; della «Primavera»; della «Danza sopra una carbonaia estinta»; del