Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/22

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Così mai ho voluto prender molta dimestichezza con uomini illustri per tema che i dettagli me ne guastassero la linea grande.

Quantunque nato all’ombra della cupola di San Pietro, non son mai salito nella palla che le sovrasta; andato giovanissimo a Bologna, non volli salir sulla Torre degli Asinelli, come pure a Pisa rinunciai a vedere le Alpi Apuane ed il Tirreno dall’alto del celebre campanile.

Quei di casa mia dicono che, per trovarmi quando dipingo sul vero, bisogna cercarmi in luoghi ove è d’uopo stare con i piedi nelle pozzanghere. Una montagna della quale ignoro le falde, e che erge la cima lapislazzuli dall’onda di colline dorate, ha per me fascino grande. Lo stesso senso ho provato per gli uomini grandi; e mi son sempre guardato dal cercare i dettagli della loro vita e di vederli troppo da vicino.


Spettatore di grandi avvenimenti del Risorgimento Italiano, non son mai salito sul palcoscenico, nè fra le quinte a veder come gli attori si truccavano per far la loro parte. Ma, restando in platea, d’un salto io entravo fra gli attori per far la parte che vedevo mancare.

E non ho mai applicato all’orecchio la tromba, per udire chi non sapeva, o non voleva, farsi intendere.