Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/238

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Subito alla prima mi sembrò trattarsi di un’opera di qualcuno dei grandi artisti fiorentini derivati da Donatello. Ciò che era a noi confermato da un minuto ed attento esame che ne facemmo. E sul tamburo, Banti ed io, per sottrarre un’opera di tanta importanza all’accaparramento straniero ed impedirne l’esodo dall’Italia, decidemmo di comprarla noi e l’ottenemmo per diecimila lire che pagammo metà per ciascuno.

Portato il busto allo studio di Banti, destò l’ammirazione di quanti artisti e conoscitori d’arte accorsero a vederlo. Giovanni Duprè, che era allora considerato come il maggiore degli scultori italiani, ne fu entusiasta; lo giudicò un capolavoro del quindicesimo secolo che poteva essere opera giovanile di Michelangelo, od anche e più probabilmente, di Luca Della Robbia, che quello stesso in tal genere d’arte sorpassava. E chiese di condurre la figlia, distinta scultrice essa pure, ad ammirare questa stupenda opera d’arte. Federigo Leighton, tornato in quei giorni per una breve dimora in Firenze, di questa ammiratissimo, non ristava di parlarne a tutti gli artisti ed amici con entusiasmo e li invogliava ad andare a vederla.

Il ritrovamento di una scultura di tanto valore fece chiasso nella città. Si sa poi come sia stata sempre — come ai tempi di Cimabue — simpaticissima caratteristica dei Fiorentini, anche dei più umili popolani, di appassionarsi alle cose dell’Arte. E questo si vide bene, alcuni anni or sono, allorquando si trattò di decidere se il coronamento della facciata di Santa Maria del Fiore avesse ad essere tricuspidale o basilicale; quistione artistica che appassionò vivamente tutto intero il popolo fiorentino, che si divise, come al tempo dei Bianchi e dei Neri, in due campi l’uno all’altro accanitamente avversi. Così tutti vollero vedere questo busto del Savonarola; ed allo studio di Banti era un continuo andirivieni di cittadini di ogni classe; ciò che avea finito per dar molto disturbo e fastidio all’amico mio. E, non accennando a cessare la quotidiana processione, si finì per decidere di esporre il busto al pubblico. Ciò che venne fatto in una sala di Palazzo Riccardi, facendo pagare