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XXXIII.

GIORGIO E ROSALINDA HOWARD

FEDERIGO LEIGHTON E LA MIA FORTUNA ARTISTICA.

«IL RISVEGLIO».


Il mio studio di Via Margutta N. 33 che dal proprietario di tutti i numerosi studi di quello stabile, certo Dovizielli, il quale teneva pure un negozio di quadri, venne espressamente costruito per me quando, dopo l’assedio, mi diedi tutto alla pittura; studio che mai lasciai e che tuttora occupo, divenne un attivo centro di cospirazione. Il luogo si prestava assai bene allo scopo. L’ingresso sulla Via Margutta aveva, lo studio, a comune con moltissimi altri studii ed alloggi dello stesso stabile. Cosicchè non poteva dar molto nell’occhio la gente che andava e veniva. Di più, per giungere allo studio mio, bisognava, fra cortile, anditi, scala e scalette, fare un non breve percorso e non diretto che dava tempo, al portiere od a qualche compagno lasciato di guardia al portone, di dare l’allarme; e si avrebbe avuto, in tal caso, comodamente tutto il tempo di squagliarsi per vie diverse, attraverso un cortile laterale di uno stabile vicino od il giardino a tergo, da cui, con una scala a mano, si poteva facilmente raggiungere il Pincio.


In un bel pomeriggio dell’inverno 1865-66 io ero in questo mio studio intento a dipingere, quando sentii battere alla mia porta. Aperto che ebbi, mi trovai dinanzi a una coppia di giovani sposi di molta distinzione, che subito mi apparvero essere, come erano, inglesi; Ia sposa aveva in braccio un bambino lattante.