Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/326

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carrozza su un lato, e noi avemmo tutta Ia comodità di rialzarla, riparare i finimenti rotti, e riprendere tranquillamente il nostro cammino.

Tanto Mentana venne disputata dai nostri a Papalini e Francesi, che già era calata la notte, e dentro Mentana erano rimasti solo Bertani e la signora Yessie Mario con l’ambulanza ed un pugno di volontari; e quelli non aveano osato entrarvi.

Solo il giorno dopo vi entrarono, i nemici, che già era alto il sole e dopo una regolare capitolazione. Perchè Mentana non fu presa nè si arresero gli ultimi Garibaldini rimastivi; ma venne ceduta capitolando!

XXXIX.

CON GARIBALDI VERSO FIRENZE.


Da Mentana, tornando sui nostri passi, fummo a Monterotondo; e da qui, in breve scendemmo a Passo Corese, stazione di confine, in territorio del Regno, della strada ferrata.

Lungo la strada attraversammo torme di volontari, non più come al mattino rumorosi e allegri; quali bene ordinati sotto il comando dei lor ufficiali con il fucile al braccio; quali sbandati e fuggiaschi senza armi. A centinaia vedemmo, lungo la strada, fucili buttati via da coloro che la paura avea resi forsennati.

Tutti i volontari si dirigevano a Passo Corese, dove era un forte distaccamento di soldati italiani regolari, fra cui mi pare dei Granatieri. Quivi giunti i volontari dormirono all’adiaccio su per i prati. Il giorno di poi, deposte le armi, venner disciolti ed avviati in treno su Terni.

Prima di giungere a Passo Corese raggiungemmo Garibaldi ed il suo Stato Maggiore. Io credetti dovere di riprendere in