Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/353

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Il 20 Settembre le operazioni di attacco cominciarono subito dopo le quattro antimeridiane. Le truppe destinate all’assalto si concentrarono di qua dall’Aniene intorno a Santa Agnese. Io era con queste.

Però, impaziente di avvicinarmi alle mura, per non mancar al proposito di essere tra i primi ad entrare in Roma, con qualche compagno, non potendolo per la Nomentana, mi procurai una piccola scala a mano e, precedendo le pattuglie, mi avviai avanti scalando i muri di cinta di vigne e di ville fra Sant’Agnese e Porta Pia.

Ricordo che, scalando un di questi muri di cinta, mi vidi dinanzi una piccola pattuglia di Zuavi Pontifici, i quali, pacificamente seduti intorno ad un tavolo di marmo, se la godevano mangiando un enorme popone. Ad un tratto, però, un degli Zuavi alzando la testa scorse la testa mia che sporgeva dal muro. Mi ammiccò ai suoi compagni, i quali, stimando forse ch’io fossi uno di molti, che stavan per saltare dentro il recinto, in un baleno se ne scapparono da questo. Rimasti padroni del campo e del popone, abbandonatoci dai fuggenti, ci concedemmo una sosta per mangiarcelo noi. Trovammo il popone addirittura delizioso, graditissima ricompensa al nostro bramoso ardore.

Procedemmo, girando attorno a Villa Torlonia, prossima alla città. Presso questa era, nel frattempo, giunta una colonna di soldati al comando del Generale Angioletti che vi sostava, pronta per essere lanciata all’assalto di Porta Pia. Questa era afforzata: con ampi terrapieni e ridotte e difesa anche con cannoni. Ma i cannoni nostri presto cominciarono a batterla fortemente.

I miei compagni ed io ci mettemmo in testa a questa colonna.

Quando venne comandato, arditamente, per la Via Nomentana, muovemmo all’assalto.

Comandava il plotone del 40° Fanteria in testa della colonna