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A RA PRESENTE TRADUZION
Sonetto dro Sig. Françesco de Ferræ P. A.


Q
Uando con ra Divisa de Portoria

Comparirà Gofredo in Elicoña ,
Bello veì Messé Appolline in perfoña
          Incontrâro, e re Muse fâ bardoria.
De piaxeì ro Fogetta andâne in groria,
          Ro Cavallo offerìghe ra coroña ,
          Ro Giujan chi va in ære, e chi raxoña
          De Pré, dro Moeu, dra Cœulla, e de Valloria.
Nè solo ri Zeneixi, ma i Toschen,
          E ri Poeti d’ogni âtro paeise
          Fâghe berretta, e battighe dre moen.
Ma ciù dri atri ro gran Ferrareise,
          In veìro così ricco d’ogni ben
          Desiderâ d’ésse nasciûo Zeneize.



AVVERTIMENTI.

A

Alle volte è articolo del terzo caso: altre volte vuol dire ella : come a va; a ven, ella va, ella viene.

Æ, cioè il dittongo æ si pronunzia ê larghissima , e strascinata, come fæto fatto , dæto dato.

AOU, si legge, e si pronunzia con l’o larga, e l’u toscana: per esempio mercaoù mercato , formaoù, formato, leggi mercoü, formaoü: così tutti i participii de’ verbi della prima conjugazione, e alcune altre parole, come praoù prato, laoù lato, sciaoù, fiato , e simili.

O, è la particella disgiuntiva ovvero, e si pronunzia come da' Toscani, ed altresì è il pronome egli: o va, egli va, o ven, egli viene.

OEU, trittongo si pronunzia come in franacese per esempio cœu, cuore: come cœur, pœur presso i Francesi, o come il loro dittongo eu nelle parole peu, feu poco, foco, e simili .

U, si pronunzia, sempre come da i Francesi, e mai come da i Toscani, così frûto, frutto; fuzze, fugge: leggi come il Francese leggerebbe fruit, fuit, celui e simili.

Ç, la C caudata, o sia zediglia, si pronunzia per se, come da’ Francesi façon, civilité, e simili : così noi leggeremo, façço, faccio; çimma, cima.

N, la ñ col titolo sopra si pronunzia con due n: per esempio peña, pena; cadeña, catena: leggi come se fosse scritto pen-na, caden-na; pronunziando la prima n insensibilmente, cioè come la n finale Francese nelle parole, rien; entretien, battendo poi, e facendo sentire la n seconda all'ufo de’ Toscani.

Gli articoli Ro, ra, ri, re, avanti i sostantivi, vagliono per il, lo, la, li, le: e la r, si fa appena sentire nella pronunzia. Nel numero plurale in luogo dell'articolo ri, diciamo ancora , i, come i Toscani.

I pronomi possessivi mio, tuo ,suo, in Genovese non hanno differenza di genere, o numero; e in ambidue si dice mê, mæ, mio, mia, miei, mie: to, tœu, tuo, tua, tuoi, tue : sò, sœu, suo, sua, suoi, sue.

MI, mi, vale per il nominativo io, cosi ti per tu ; per lui, e lei; , per loro: mi dirò, ti diræ, lô diran: io dirò, tu dirai, loro, o quelli diranno.

Dro , dra, vale per del, della; così dri, dre per delli, delle.

De' dialetti, o sia parole, e frasi usate nel presente Poema, se ne pubblicherà un Vocabolario per ordine alfabetico con il loro significato Italiano, da potersi unire in fine della presente Opera.

Nel rimanente, le parole di Paradiso, Angioli, Cielo, Croce, Anima, Inferno, diavoli sorte, fortuna, & altre simili, se le troverai sparse per il Poema qualche volta fuori del loro proprio intendimento; sappi, che sono puri scherzi poetici, non mai sentimenti di chi professa la vera Fede Cattolica.