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DELLA SIBILLA. 7

nominata1. Lattanzio Firmiano, ove parla di essa assicura che in Tivoli sulle medesime ripe fosse adorata, dicendo che la sua statua fosse rinvenuta in quelle acque, portando un libro in mano, ed aggiunge, che le sue cerimonie fossero trasportate nel Campidoglio. Da queste indicazioni venimmo in curiosità di ricercare ove esistesse il luogo della sua casa, e del suo Tempio. Pertanto avendo più volte scorse, e minutamente visitate le ripe nel corso dell'Aniene, non scoprimmo altro contrassegno della casa, che una grotta formata da stillicidi di acqua, in figura conica, di mediocre grandezza, la quale ora serve di cantina alla casa del Signor Francesco Coccanari possessore del Tempio di Vesta, e le sue vicinanze; la quale caverna non è guari discosta dal Tempio che presentiamo all'esame, affin di toglier l'errore della volgare opinione. Poiché veramente più a questo, che a quello conviene; la vicinanza del Tempio che resta sulle ripe alla caverna c'induce a credere, che sia quello, ove la Sibilla fù particolarmente adorata, e ancora la maniera dell'Architettura Jonica, colla quale è costrutto, come mostrano le sue colonne, e capitelli. Imperocchè Vitruvio dice, che somigliante ordine conviene a Giunone, a Diana, a Bacco, e ad altri Dei, a' quali par che convenga il lavoro svelto e delicato, che accrescono cogli ornamenti di esso il loro proprio decoro; e però di tal somiglianza alla Sibilla convenissero gli edificj Jonici, i quali partecipano della sodezza Dorica, e della delicatezza Corintia.


CAPITOLO NONO.

tavola xii e xiii.


La Tavola XII presenta due figure, la prima la pianta della Cella, e Vestibolo; e la seconda l'elevazione deretana.

La Tavola XIII comprende altrettante figure; nella prima si vede il prospetto del Tempio e nella seconda il fianco, colla sezione del pendio del monte.


TAVOLA XII.


Vitruvio, dai principj, che assegna ai Tempj da' quali si compone l'aspetto, e la figura de' medesimi; chiama Prostilo il nostro Tempio per essere di quattro colonne di faccia, come lo mostra laminata; ma qualora egli passa a descrivere la specie de' Tempj dallo spazio degl'intercolunnj, che egli assegna, lo chiama sistilo, per esser l'intercolunnio di mezzo di due diametri di Colonna, e gli altri due laterali poco minori.

Ma quando viene alle proporzioni della cella, e dell'esterior vestibolo assegna le parti, e proporzioni del tutto, stabilisce la lunghezza del Tempio in modo che sia il doppio della larghezza, la quale nel nostro è una nona parte minore, e la cella, compreso il muro delle porte sia un quarto più lunga, che non è largo il Tempio; il nostro poi è lungo più della metà della sua largherà: si avverta però che queste dimensioni l'abbiam prese da vivo a vivo delle colonne. I muri esteriori della cella sono un misto di varie specie; e proporzioni. Imperocchè sono ornati di mezze colonne, l'agetto delle quali è minore delle loro grossezze; le quattro di dietro sono controposte a quelle del portico, formando un'aspetto che si puol chiamare pseudoanfiprostilo: dicendo Vitruvio, che l'anfiprostilo è lo steso che il prostilo, avendo solamente di più le colonne, ed il frontespizio simili anche nella parte di dietro. Queste per essere incastrato nel muro, si rende pseudo-anfiprostilo.

Il muro de' lati di essa è ornato con cinque mezze colonne per parte a similitudine di pseudo-perittero, avvertendo che le angolari fanno mostra da due parti. Vitruvio in somigliante materia riguardante la specie de' Tempj peritteri dice, che alcuni architetti slargarono le mura della cella, e situandole fra gl'intercolunnj d'intorno con l'ampiezza acquistata col trasportare il muro, rendevano assai spazioso il vaso della cella, e rendendolo nel resto con le stesse proporzioni, e simetrie, sembra, che avessero inventata una nuova specie di figura, che egli nomina pseudo-perittero; rende egli la regione di queste mutazioni di specie, che per altro dipendevano da diversi usi de' sagrificj, dicendo: che non si hanno a fare tutti i Tempj della stessa maniera agli Dei, essendo diverse le cerimonie, ed il culto di ciascuno. Gli spazj degli'intercolunnj de' fianchi sono qui di due diametri, e tre quarti della colonna, intendendo però qualora apparissero dell'intero loro diametro, e però questa specie d'intercolunni si approssima a quella che Vitruvio chiama Diastilo, la quale è di tre diametri di colonna. Avvertasi inoltre, che l'intercolunnio del fianco del portico non corrisponde ai sopradetti, poiché è di due diametri, ed un quarto di colonna. Da tutto questo chiaramente si scorge, che l'ordinanza, la distribuzione, la proporzione, e 'l decoro riesce un composto di varie specie di Tempj, da' quali ha preso in prestito le varie sue parti; perlochè noi ci induciamo a credere, che giustamente possa anche denominarsi un prostilo composto.

Le finestre situtate ne' lati, sono nel mezzo della lunghezza compreso il portico; la loro luce è stata modernamente chiusa dai rinnovati muri.

La porta parimente non apparisce, per l'istessa ragione.

La scala che sale al tribunale ove posta il portico non esiste, ma l'abbiamo aggiunta a similitudine dell'altra del tempio di Vesta con gradini di numero dispari, in conformità di ciò, che insegna Vitruvio, e tanta se ne conveniva pe'l piano che riguarda l'antica via della città.

La figura seconda presenta l'aspetto deretano del Tempio sollevato dalle sostruzioni di pietre quadrate, che forma diversi ordini di altezza diversa, tagliate uniformi nelle due faccie che posano, ma rustiche nell'anteriore, e di larghezza diversa.

La parte di sotto che poggia sopra il basamento corrispondeva a livello della strada antica, e la parte di sopra formava il piano del tribunale, e l'altezza della scala.

Il Zoccolo, e Cimasa sono composti di simili membri formati di due piani, con gole roverscie, ed il dado vien serrato da due larghe fascie. La Base posa molto in dentro del vivo del zoccolo, ed è attica a similitudine di quella descritta di sopra nel Tempio di Vesta, e notata nella tavola VI figura I, facendone il paragone la soggiunta II figura, ove, riguardo a' membri, scorgesi un listello di più sotto il toro superiore.

Nell'altezza ed agetto differisce da essa, essendo questa di una quarta parte, e l'agetto è di una settima parte della colonna del portico da basso; la ragione di ciò sembra esser dedotta dall'uniforme aspetto delle colonne, che sono interno al muro della cella, le quali non mostrano il loro interno diametro, e però si è tenuto di proporzione bassa. Le scannellature, e i listelli terminano nell'imo scapo, nella maniera appunto di quella, che abbiamo descritto nell'altro Tempio. L'altezza delle colonne secondo dice Vitruvio della maniera Jonica della specie del sistilo, e sua altezza, è di nove diametri e mezzo, che nella nostra si conosce esser di sette diametri, e ciò è fatto acciocchè restino di buona proporzione le apparenti colonne, che sono all'intorno della cella.

Nella parte deretana, sopra una delle due colonne di mezzo rimane un lacero capitello, che dalla volute situate sopra il sommo scapo della colonna, si ravvisa di ordine, o maniera Jonica. Del restante superiore ad essi non è alcun'altra vestigio; onde da noi è stato supplito a seconda della maniera del Tempio di Vesta. Pertanto giudichiamo esser stato fatto nell'istesso tempo, e forse dallo stesso artefice, come indica il carattere degli avanzi, che esistono.

La struttura di tutto il Tempio è varia per la materia che lo compone, essendo le sostruzioni la maggior parte di pietra Albana, chiamata comunemente di peperino, e parte di capellaccio di tevertino; la superficie, o faccia del basamento è di tevertino pulito. Le colonne, e le parti della cella, sono pietre tagliate di Tevertino rustico. Tutta quest'opera doveva essere ricoperta di finissimo intonacamento per ricoprire i pori, e i cavi delle pietre, della medesima materia di stucco, che rivestiva anche il già descritto Tempio.

Per ultimo siegue qui la tavola XIII nella prima figura della quale si presenta il prospetto del Tempio; del quale non esistono che le voltate degli angoli del basamento, che formano questo aspetto, con sopraposti frammenti delle colonne degli angoli del portico; e da quelle che sono al di dietro abbiam situato le due di mezzo.

La figura seconda che rappresenta il fianco sinistro a' riguardanti, in gran parte ancora esiste tanto nelle sue sostruzioni, che nel basamento, colonne, e pareti della cella.

Questo è quanto abbiamo potuto rinvenire tanto intorno alla incertezza di questi due Tempj, le cui rovine sono in Tivoli sulle ripe dell'Aniene, ma falsamente attribuiti a Divinità, alle quali giammai posson competere, quanto interno all'arte architettonica, con cui sono stati edificati; colla scorta degli antichi scrittori, che ne hanno fatta menzione, e colla diligente ispezione degli avanzi, che tuttora esistono.

  1. Idem ibid.

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