Pagina:Raccolta di rime antiche toscane - Volume primo.djvu/138

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Se peccando non pena altri portasse
Non senterìa peccasse,
E non sentendo, non amenderìa;
O qual piaga più rìa,
Che non piaga portar, male operando?
Gauder dunque penando
Vi truovi l’uom d’ogni mattezza fora.
Esser dea gaudio, Amico, ov’è procaccio:
Gaudete dunque, e avaccio;
Che di volere vano, e forsennato
Retto, e buon procacciato credo avete;
Che dove auro perdete,
Intendo procacciate sapïenza,
Qual’è di più valenza.
Non ver di sapïenzia è vile ogni auro?
Quale, e quanto tesauro,
E quanto affanno uom mette allegramente
In venir sapïente!
Torni voi dunque questa perta ’n grato.


lettera ii.

a m. corso donati.


Messer Corso Donati,
Se ben veggio, in potenza
Non poco, e in valenza,
Solo seguirla voi pro’mente aggrati,
Che d’amici, e d’avere
È giusto ’n voi podere:
Persona, abito, e atto
Mi sembra in voi bene atto,
Pugnando valoroso in ver valore.
Adunque, caro Amico buono mio,