Pagina:Rapisardi e Carducci - Polemica, Catania, Giannotta, 1881.pdf/43

Da Wikisource.


Il Rapisardi si prepara a seppellire i suoi rivali col suo nuovo poema, il Giobbe. Il Giobbe è una concezione stupenda, sarà il poema dei tempi moderni: che cosa fanno gli altri, in nome di Dio?

Si parla di moralità letteraria; o come? Sarebbe egli dunque morale il raccogliersi in combriccola per imperare, rimanendo oziosi, nel campo delle lettere? O perchè scrivete il Chiarone ch’è un pasticcio di secentismo scolorito e di realismo slombato? O perchè scrivete l’Aurora ch’è una prova miserabile di sciatto alessandrinismo? Vi secca dunque che qualcuno abbia muscoli da creare l’Ottobre, vale a dire qualche cosa che vibra nell’anima con la serena euritmia classica di un coro greco di Sofocle o d’un elegia moderna del Goethe?

Siamo onesti. Lasciate che l’aquila voli; ci sarà posto anche pe’ passerotti. Che importa a noi se i vostri versi non si leggono o non si capiscono? Non sarete nati per questo; fate qualche altra cosa. Da monarchici siete divenuti repubblicani, e da repubblicani monarchici; potete smettere i versi e tentare di manipolare