Pagina:Rapisardi e Carducci - Polemica, Catania, Giannotta, 1881.pdf/66

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Ragioniamo — Chi accerta in primo luogo al Prof. Carducci che il Rapisardi con quelle due terzine messe in bocca a Dante intendesse parlare personalmente di lui, e non invece di un certo tipo di poeti in generale? Di supposizioni può farsene quanto si vuole; ma, e le prove? C’è forse fatto nome di sorta? No. E quando anche, come dice il Carducci, per giudizio di tutti, l’allusione fosse chiara, essa non può dirsi più che una illusione dal momento che Rapisardi, con atto di gentilezza incomparabile, smentisce per lettera le gratuite asserzioni dei suggestori maligni.

Della qual soddisfazione, Carducci, vera o no l’allusione, avrebbe dovuto tenersi pago. Dunque l’accusa, questa tremenda accusa che si vuol lanciare sulla riputazione del poeta Catanese, d’aver calunniato, cioè, Giosuè Carducci, è insussistente perchè priva affatto di fondamento.

Qui potremmo senz’altro deporre la penna, chè coi fatti non c’è da speculare e tanto meno da sofisticare. Ma trattandosi del Carducci, a cui, ripetiamo, un sentimento di ammirazione ci lega tuttavia, vogliamo anche concedergli que-