Pagina:Relazione 28 febbraio 1861 (Comitato Nazionale di Fano).djvu/16

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stata posta nelle vie del tumulto e del disordine da un’ingiusta e prepotente aggressione.

Dall’altro canto riuniti a consiglio e Giunta e Municipio e Capi delle milizie, fu data conoscenza a tutti delle ricevute istruzioni, raccomandando la quiete, la vigilanza, e specialmente l’obbedienza passiva alle risoluzioni che fossero per pendersi nelle contingibili evenienze. Queste previsioni adottavansi per la massima stabilita di non esporre in una lotta disuguale ed inutile la città intera alle rappresaglie di una truppa feroce, dopo l’esempio di Perugia; laonde fu anche deciso che il Governo si sarebbe allontanato all’ultima estremità cedendo alla forza maggiore.

Ognuno intanto restava al posto assegnato nascondendo l’interno sconforto, e il severo silenzio era sol rotto dai concitati parlari dei militi cittadini, fatti sospettosi della dura verità, che mal si rassegnavano al pensiero di deporre senza resistenza le armi tanto decisamente imbrandite; e sol piegavano innanzi all’autorevole e commovente parola di quegli uomini che da tanti anni eran soliti veder precederli nella via dell’onore e del sacrificio.

Avea replicato per tutta risposta il Delegato che sul da farsi aspettava ordini da Roma; che giunti questi sarebbe stata preventivamente avvisata la Città innanzi che le truppe movessero contro Fano, e anche dopo mosse sarebbe fatta la formale intimazione. A ciò lo Svizzero Generale Kalbermatten impegnava la sua parola d’onore.

Quand’ecco, in sul far del giorno 23 Giugno, contro le previsioni di molti che non temevano di veder turbare da truppe papali la solennità cattolica di quella giornata, con impudente mentita alle promesse date, fu segnalata la discesa di numerose truppe ed artiglierie dai monti di Pesaro a tre miglia da Fano; erano circa 3000 uomini con quattro cannoni che venivano ad assalire una città difesa da 150 fucili da caccia.

Il Gonfaloniere incontrava arditamente il Generale a brevissima distanza, rimproverando per parte dell’autorità militare la mancata parola, e annunziando che ove le truppe avessero avanzato a tiro senza concedere la tregua necessaria alla salvezza di tutti, sarebbersi ricevute a fucilate. E lo svizzero di rimando,