Pagina:Ricciarelli - Su e giù sulla piazza di Pescia, Cipriani, Pescia, 1913.djvu/15

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— Appunto, le uso questa garbatezza diavolo (a così bella sposina).

Ci si vede la gentilezza del Papà (rozzo tanghero!) e di Mammà (accidenti al meglio). Che bei garofani! E non è esclusa la simpatica rosa, il gelsomino, e le viole del pensiero.

— Scusi se salto a piè pari i complimenti, o come si dice di palo in frasca, e vengo agli affari di commercio. Vedo qui una bellezza di pellicce....

Se me lo permette faccio un velettino ancora io della frasca al palo e dico: di animali affricani: ma non si fa la prima (vento di maretta). Tutte le Signore son provviste.... qual’è quello sposo che non faccia un regalo alla consorte? son carezze che partono dal cuore.... (chi non l’ha verniciato). E qualche volta dalle mani!

— 0 suo cugino Roberto?

È soldato.

— Addio turchi!1.

Mi faccia il piacere, lasci stare la Turchia.... un popolo antipatico! Un negoziante falsario di quel paese, un oggetto che vale cinque lire, ne dimandano cinquanta e qualche volta il gonzo lo trovano.

— A tal proposito, a Montecatini un reverendo comprò da un turco un tappeto per il valore di quindici lire, lo stesso oggetto (da vero imbroglione) presente il prete, lo rilasciano per dieci franchi. Quel ministro di Dio gli sbacchiò l’involto sulla testa esclamando: Hai ragione che son prete! Con quel complimento il degno signore si fece giustizia sommaria, (sode).

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  1. Mentre scriviamo questo scherzo fanno la guerra fra l’Italia e la Turchia, cioè nel 1912.