Pagina:Ricerche sul progetto di una strada di ferro da Milano a Venezia.djvu/13

Da Wikisource.

295


la libera importazione delle merci estere promossa dal ministerio presente ha accresciuto l’esporto dei prodotti nazionali nella misura del 25 per cento; cosicchè si esportò in quattro anni ciò che per l’addietro appena si esportava in cinque.

In Francia, giusta Bènoiston de Châteauneuf membro di quell’Instituto1, il termine medio di tutte le importazioni ed esportazioni nel quinquennio 1827-1832 fu di 1226 milioni di franchi. Divisa questa somma per la popolazione di quel tempo ch’era di milioni 32 ½ darebbe circa franchi 37 ½ per testa all’anno, cioè il terzo di ciò che abbiam detto per l’Inghilterra. Ora la massa dei prodotti agricoli e industriali della Francia sarebbe, secondo lo stesso autore, da otto mila a dieci mila milioni. Così il commercio estero della Francia sarebbe appena dal 12 al 15 per cento del suo commercio totale. Eppure la Francia ha porti su diversi mari, colonie, navi, consoli, ambasciatori, e ministri di commercio e di marina.

Come ciò avvenga fu già diffusamente spiegato in molti libri, e s’intenderà facilmente da chicchessia quando si pensi che di tuttociò che si mangia, si beve, si veste, si arde e si consuma in ogni modo, massime dalle classi più numerose, la minima parte è quella che non sia frutto della nostra terra e lavoro delle nostre arti. Questi prodotti entrano in commercio e s’aggirano da mano a mano e da luogo a luogo, innalzando a rapida e invidiata fortuna le umili famiglie che ne fanno traffico, benchè non figurino sui registri degli arrivi e delle dogane.

Se il nostro commercio fosse nelle medesime proporzioni di quello della Francia, avendo il nostro regno quasi quattro milioni e mezzo d’abitanti noi dovremmo avere presso a 170 milioni di commercio estero e da 1200 a 1300 milioni di commercio totale. Qualora la cosa fosse così, io domando se la

  1. Notes statistiques sur la France, 1834.