Pagina:Ricordi di Londra.djvu/83

Da Wikisource.

di londra. 79

tamente disposto, ci diceva egli, come seppi trar partito dello spazio. In mare la mia gente non dorme che nelle amache; qui essi hanno delle vere cabine.» E ci mostrava delle specie di grandi cassettoni che aveano perduto il davanti dei loro cassetti: erano i letti dei marinai. «Guardate, guardate, continuava egli scoprendone parecchi per vantare la sua mercanzia, ognuno ha il suo pagliericcio, i suoi lenzuoli, la sua coperta. Uno di questi letti costa tre pence (trenta centesimi) per notte, ed ogni avventore ha un numero.» E difatti mastro John avea ragione: per il prezzo che pagavano i dormitori, la sua casa era veramente tenuta bene1.


  1. Era ben tenuta, ma la notte vi costava ben più cara che alla Casa delle penne di gallina di Pekino, di cui parla il padre Huc nel suo Impero Cinese. Là gli operai non pagano, secondo il celebre e spiritoso missionario, che mezzo centesimo per notte e sono coricati al caldo e sulla piuma. «Una sala grandiosa è coperta in tutta l’estensione del suo pavimento di un alto strato di piuma di gallina. I mendicanti ed i vagabondi che non hanno casa, vanno a passare la notte in questo immenso dormitorio. Uomini, donne, fanciulli, giovani e vecchi, tutti vi sono ammessi. V’ha del comunismo in tutta la forza ed il rigore della parola. Ognuno si fa il suo nido e si accomoda alla sua maniera in questo oceano di piume e dorme come può. Quando vien giorno bisogna battersela, ed un incaricato dell’impresa riceve alla porta il sapecco fissato dalla tariffa. Per fare omaggio, senza dubbio, al principio d’eguaglianza, non si ammette il sistema dei mezzi posti, ed i ragazzi sono obbligati a pagare come i grandi.
    «Nei primi tempi della fondazione di quest’opera eminentemente filantropica e morale, l’amministrazione della casa delle penne di gallina forniva una piccola coperta a ciascheduno dei suoi ospiti, ma non si tardò molto a modificare questo punto del regolamento. Avendo i comunisti dello stabilimento contratta l’abitudine di portar via le coperte per venderle o farne un vestito supplementario durante i freddi rigorosi dell’inverno, gli azionisti s’accorsero che correvano rapidamente ad una rovina completa ed inevitabile. Sopprimere intieramente la coperta sarebbe stato troppo crudele e poco decente; bisognava dunque cercare un mezzo capace di conciliare gli interessi dello stabilimento col buon trattamento dei dormienti. Ecco in qual modo si pervenne alla so-