Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/157

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Ora i fantocci stanno per venire in iscena, e potremo vedere le più belle storie; Carlomagno ed i paladini, Orlando, Medoro, Lancilotto, il mago Malagigi, il sultano Abdorrhaman, Melisandra, Ruggero, il re Marsilio, e la regina Ginevra, eserciti intieri di Mori, di Saraceni, ed assistere a terribili battaglie. Oggi si recita la bella storia di Angelica e Medoro, ovvero Orlando furioso, e li paladlni. Si alza il sipario, e compaiono i burattini. Vengono fuori con un salto il prode Orlando, e Pulcinella suo scudiero, ed entrambi non toccano terra; Orlando è ricoperto di ferro dalla testa ai piedi, e tiene la durindana in mano, Pulcinella porta le brache bianche, la giacca bianca dalle larghe maniche, ed il berretto bianco acuminato. I burattini sono dell’altezza di circa due piedi, le loro membra sono perfettamente snodate, si prestano a tutti i movimenti; le loro gambe di legno si agitano di continuo battendo la scena, ed i loro moti, i loro sussulti, congiunti alla voce rauca ed al fare declamatorio dell’attore invisibile che li fa parlare, producono un effetto propriamente comico.

L’occhio intanto si assuefa alle proporzioni di questi fantocci, e quando uno non vuole obbedire alle fila che lo fanno muovere, o si dissesta, e che si vede tutto ad un tratto a comparire una mano d’uomo per richiamarlo al dovere, questa pare la mano di un gigante, ed offre qualcosa di sopranaturale.

Mentre i fantocci recitano, e si parlano enfaticamente l’uno all’altro, o si commuovono nei passi teneri, accade talvolta che un qualche giovane dalla platea vuole prendere parte alla rappresentazione, e caccia sulla scena un pezzo di legno, od altro fra i fantocci. Vidi una sera, in cui si recitava la storia dello scellerato Ganelone, un giovane cacciare un pezzo di legno sulla testa del vile traditore, e credo lo abbia fatto colla stessa eroica indegnazione che spingeva il nobile cavaliere Don Chisciotte, a mandare in pezzi colla sua spada, i fantocci di un teatrino, perchè non gli consentiva l’onor suo tollerare, che vili traditori portassero in prigione nel loro castello, una nobile e vir-