Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/179

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riforme; decrepito, sull’orlo della tomba, aveva dovuto fuggire di Roma come un malfattore. Lo avevo visto parecchie volte nelle solennità della Chiesa accasciato per gli anni, curvo, tremante, dignitoso come un patriarca, seguire vacillando la processione, ed entrare nella cappella Sistina. Tutti gli occhi erano rivolti sopra di lui, e la folla andava mormorando. «Ecco Lambruschini!» Ed ora il mendicante cencioso, il povero operaio, lo contemplano sul suo letto di parata, e ripetono franchi e liberi di ogni timore: «Ecco Lambruschini!» Ora sta colà, oggetto indifferente, estraneo al mondo, alla storia, fantoccio oramai dimenticato che ha sostenuta la parte sua, e che deve cedere il posto ad altri. Tutta questa pubblicità, questa esibizione di un cadavere, ha qualcosa che incute spavento e mi spingeva quasi a rivolgere una ultima allocuzione al defunto cardinale, mentre stavo pensando al suo grado eminente, alla sua grande attività, alla sua vecchiaia, e stavo contemplando con rispetto la sua calma.

Se non che, chi si dà pensiero della vita o della morte di imperatori, re, papi, cardinali, o di qualsiasi altra persona, qui in Roma? In mezzo a tutte queste grandi rovine della storia universale, tutto quanto altrove sarebbe grande, solenne qui compare piccolo, meschino, quasi una rappresentazione di fantocci; imperocchè qui regna quasi un tanfo di porpora, e l’aere vi è come impregnata, di nomi d’imperatori, e papi defunti.

Proseguiamo a passare in rivista questo mondo di fantasmi, se non che dove dovrò io condurre i miei lettori? Sul corso, dove pendono da ogni finestra tappeti rossi gallonati d’oro; dove mille belle donne sorridono dai balconi, cacciando un nembo di fiori, che cadono sul suolo come quelli della pianta del pesco, allorquando il zefiro di primavera agita i suoi rami? Portiamoci alla chiesa di S. Antonio presso le terme di Diocleziano, dove si dirigono in lunga fila cavalli bardati in varia foggia, dove potremo ammirare le carrozze del Papa, e la sua bella mula bianca, e lo stupendo equipaggio, del duca Boncompagni-Ludovici