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iv - paolo lanfranchi 29

IV

Amore gli dona in sogno un fiore della sua donna.

L’altrier, dormendo, a me se venne Amore,
e destatomi disse: — Eo so’ messaggio
de la tua donna che t’ama di core,
se tu, piú che non suoi, se’ fatto saggio. —
Da la sua parte mi donò un fiore,
che parse per semblant’il so visaggio.
Allor nel viso cangiai lo colore,
credendo el me dicesse per asaggio.
Però con gran temenza il dimandai:
— Come si sta la mia donna gentile? —
Ed el me disse: — Ben, se tu ben stai. —
Allora di pietá devenni umile.
Egli sparìo; piú non gli parlai;
parvemi quasi spirito sottile.

V

Amore manifesti alla sua donna le sue pene.

Poeta.   Dimme, Amore; vorestú tornare

da la mia parte a la donna mia?
Amore. Si, se tu vogli, ma eli’è follia:
ché talor nóce lo troppo adastare.
Poeta.   E lo meo core vi vói pur andare,
e ti demanda en sua compagnia.
Amore. Di presente me meterò en via
dapo’ ch’eo veggio ch’a lui e te pare.
  Or me di’ ciò che tu vói che gli dica:
che tu non fini clamare mercede?
Perzò non è bisogno andarne mica,
  per aventura ch’ella non ti crede.
Poeta. Si fa’; che di me vive e se nutrica;
e ’l cor non pò durar, se no’ la vede.