Al duro affanno, al tremito
De la consorte pallida
Risponde oimè! col gemito
La famigliuola squallida.
Sul suolo intanto giacciono
Le corde d’oro armoniche,
E Grazie e Muse tacciono
Disperse e malinconiche.
Quali per lui si udirono
Inni, che alati e rapidi
Corsero Italia, e girono
Fino a l’Erculee lapidi?
Cantò l’eterno fulmine, 1
Che con orrendi sibili
Squarcia il petroso culmine
De l’alpi inaccessibili.
- ↑ Qui, ed in seguito si accennano varii componimenti del dottissimo Cavaliere sull’ira divina, sul diluvio universale, in lode dell’Autore di questi versi, in lode della Villa, eccetera, ed alcune bellissime Satire.