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pensato di limitarci a disporre il terreno per due sole guide di ferro avressimo proposto la larghezza non maggiore di quattro o cinque metri lineari al più, come la si vede praticata generalmente per le strade di ferro, egli non esita ad assegnarla invece di trent’otto metri, diconsi metri 38, per il motivo che, come egli dice, gl’ingegneri veneti nel calcolare il loro primo progetto della pianura a doppia carriera attribuirono all’area totale da occuparsi tanto col terrapieno, che cogli escavi una larghezza costante di 38 metri 1 Di qui è che non approva il sig. Cattaneo l’idea di orlare la strada ruotaja da Como a Milano di due filari di gelsi per ombreggiarla in estate e per trar profitto dall’area posta a lato dello spazio occupato dalle guide di ferro. Inoltre pretende il signor Cattaneo che nel tenore delle condizioni annesse al nostro Privilegio Sovrano per la ruotaja di Como vi sia
intrecciata qualche nuova idea che meriterebbe d’essere ventilata dagli economisti; perlocchè (soggiunge egli) fu bene proporla alla pubblica discussione e noi profitteremo dell’opportunità. Quindi il nostro critico assunte il linguaggio più severo di perito stimatore, di economista e di magistrato allo stesso tempo. Epperò prima di passare alla disamina dei prospetti di stima o perizia contenuti nel Progetto di Como, si fa nell’interesse dell’arte e degli intraprenditori delle strade di ferro, non che della pubblica e privata amministrazione a sindacare, com’egli dice, o confutare ad uno ad uno vari articoli della modula per il suddetto Atto di Privilegio da noi presentata al Governo negli scorsi anni.
Ora se volessimo qui procedere a ribattere ad una ad una tutte le di lui osservazioni critiche che secondo noi non sussistono e non sono punto fondate, finiremmo assai probabilmente coll’annojare i lettori.
Ci limitiamo adunque a soggiungere alcune avvertenze onde il Pubblico non sia indotto in errore dalle osservazioni del sig. Cattaneo, che ci sembrano troppo superficiali, sopra l’oggetto interessantissimo delle strade di ferro.
E prima di tutto giacchè egli ad ogni passo del suo Articolo succitato ci fa menzione del progetto di Vene-- ↑ Per le strade nazionali dell’ex Regno d’Italia la legge 20 maggio 1806 fissava la massima larghezza a metri 8,329, e la legge del 1812 sulla classificazione delle strade interne delle città che venne abolita nel 1814 sotto la Reggenza Provvisoria di Governo, come causa di eccessivo dispendio al Comune di Milano e di danno ai privati, stabiliva la larghezza delle corsie principali di Milano tutt’al più di metri 13,70.