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esterno: «Un giorno, così racconta il Maury, trovandomi vicino al sig. F., di carattere molto distratto e molto portato alla meditazione, rimarcai che diveniva completamente indifferente alle mie parole e cessava di rispondermi. Sembrava immerso in una riflessione profonda. La sua immobilità era tale che temei fosse per perdere la conoscenza. Lo scossi violentemente per il braccio. — Che volete? mi disse. — Vi sentite male? gli chiesi alla mia volta. — No. — E che facevate allora? — Pensavo. — A che cosa? — In fede mia, è strano, non ne so digià più niente, eppure mi sento come stanco di pensare»1.

In tal caso, dunque, gli erano rimaste incoscienti, tanto la serie delle sensazioni in lui provocate dalle parole che per un certo tempo il Maury aveva seguitato a dirgli quanto la serie delle sue meditazioni.

Da questi casi normali di sdoppiamento passeggero della propria personalità, abbraccianti tutti i casi cosiddetti di distrazione, si passa per gradi a quelli patologici d’uno sdoppiamento vero e proprio.

Così, assai caratteristico è il caso riportato dal Taine: «Ho conosciuto una persona che, parlando, cantando, scrive, senza guardare il foglio, delle frasi seguite e persino delle pagine intere, senza aver coscienza di ciò che scrive. A parer mio, la sua sincerità e perfetta; essa dichiarai che al termine della pagina essa non ha alcuna idea di quanto ha tracciato sul foglio; nel leggere il suo scritto, essa ne rimane meravigliata, talvolta allarmata. La scrittura è diversa dalla sua scrittura ordinaria. Il movimento delle dita e del lapis è rigido e sembra automatico. Lo scritto finisce sempre con una firma, quella di qualche persona morta, e porta l’impronta di pensieri intimi, di uno sfondo mentale, che l’autore non avrebbe voluto divulgare»2.

Del tutto analogo a questo è il caso riportato dal Janet. Questi suggerisce a un’isterica, chiamata Lucia, in istato di sonnambulismo, che a un dato segnale, una volta sveglia,essa scriverà una lettera qualunque. «Ecco ciò che essa scrisse senza saperlo: “Signora, io non posso venire Domenica, come

  1. Maury, Op. cit., 228.
  2. Taine, De l’intelligence, 8e èdit., Paris, Hachette, 1897, Tome I, pag. 16-17.