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406 rivista di scienza

Stando così le cose, una discussione in astratto non avrebbe ragione di essere. Basta assicurarsi che si tratta in ogni caso di ipotesi non discoste dal vero. Si può allora legittimamente presumere che saranno altrettanto attendibili le loro conseguenze qualitative, e, quanto all’ordine di grandezza, anche i risultati numerici.

Per renderci conto delle varie ipotesi cinematiche, che sono state effettivamente proposte, consideriamo un generico elettrone in movimento. Supponiamolo di dimensioni tanto piccole (rispetto a quelle del campo in cui si svolge il moto) da poterlo senza errore sensibile trattare come infinitesimo.

Supponiamo d’altra parte — com’è perfettamente naturale in prima approssimazione, quando si tratta di movimenti aventi andamento continuo e regolare — che la deformazione, cui eventualmente sottostà l’elettrone durante il moto, possa anch’essa trattarsi come infinitesima.

Supponiamo infine, per fissar le idee, che l’elettrone abbia forma sferica all’inizio del movimento.

In queste condizioni — insegna la cinematica — l’elettrone non può far altro che assumere forma ellissoidica (vicina in ogni caso alla forma sferica), per quanto dipendente, in modo a priori incognito, dalle circostanze del moto. Qualunque ipotesi su tale dipendenza, purchè la deformazione si mantenga entro limiti abbastanza ristretti, può essere ragionevolmente esperita.

Di qua le diverse meccaniche degli elettroni.

Se si ammette la rigidità, si ha la teoria di Abraham, su cui già ci siamo intrattenuti, presentandola come caso limite di legami realizzati da una guaina solida e coibente. L’unica differenza sta nel punto di vista. Quello originale dell’A. — come del resto ogni meccanica degli elettroni — esclude a priori qualsiasi intervento di materia ponderabile.

La teoria di Lorentz1 si ha supponendo che l’elettrone si schiacci alquanto nel senso del moto: precisamente, detto R il raggio della sfera iniziale, che esso divenga un ellissoide di rivoluzione, avente ancora R per raggio equatoriale, e per raggio polare (β rappresenta sempre il rapporto fra la velocità dell’elettrone e quella della luce).

Bucherer2 e Langevin3 considerano elettroni incomprimibili soggetti alla contrazione lorentziana: R1, R2 essendo i raggi equa-

  1. Electromagnetic phenomena in a system moving, ecc., «Akademie van Wetenschappen te Amsterdam», Proceedings.... (ediz. inglese), Aprile 1904. — Abraham, loco cit., § 22.
  2. Mathematische Einführung in die Elektronentheorie, Leipzig, Teubner, 1904; pag. 57.
  3. La physique des èlectrons, «Revue gènèrale des Sciences», 30 Marzo 1905.