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la cavalleria in africa 37


Auguriamoci intanto che i nostri voti sieno esauditi, e che la nostra arma, chiamata anche essa al battesimo del fuoco, nel cuore del continente africano, rischiari al supremo comando la via, che lo condurrà alla vittoria!1.

Lucca, Dicembre 1897.

L. Libri

Tenente Colonnello.



  1. Il Militär Wochemblatt del 20 ottobre, che si stampa a Berlino, contiene un articolo che ha per titolo:
    «Le conseguenze della mancanza di cavalleria dalla parte italiana nella campagna abissina».
    L’autore dopo di avere ricordato come al corpo di operazione italiano in Eritrea non fosse addetto neppure un soldato dì cavalleria, soggiunge:
    «Ammesso anche che questa arma non avesse potuto essere utile in quelle contrade, così difficili, del teatro di guerra, tuttavia l'opinione pubblica in Italia, ove in causa del terreno si ritiene la cavalleria un’arma di lusso inutile ed inopportuna, ha una parte di responsabilità in quella ommissione che ebbe conseguenze così fatali. Ne derivò una mancanza assoluta di esplorazione ed i condottieri furono male informati dalle notizie, che loro pervenivano per mezzo degli informatori, sovente poco fidati.»
    Viene quindi ad accennare al combattimento di Amba Alagi e conclude:
    «Senza dubbio qualche squadrone di cavalleria bene impiegato avrebbe potuto impedire quella sconfitta.»
    E dopo aver parlato della battaglia di Adua, così termina l’articolo.
    «È certo che quella campagna non sarebbe stata così disgraziata per gli italiani se al corpo di operazione fosse stata assegnata sufficiente cavalleria.»