Pagina:Rivista di cavalleria (Volume I, 1898).djvu/377

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il passato, il presente e l’avvenire, ecc. 373

riputati illustri cavalieri, e Socrate fa fede che presso i Tessali fu sempre in grandissimo onore l’arte equestre.

La mitologia attribuisce ancora a Nettuno la produzione di altri cavalli per mezzo del suo tridente, e fra questi sono degni di menzione i cavalli Xanto e Cillaro che Giunone ricevette in dono da Nettuno, per donarli a Castore e Polluce, fratelli famosi domatori di cavalli selvaggi.

La mitologia adunque attribuisce a Nettuno, ossia al dio Marino, l’origine del cavallo, ed ai Lapiti l’arte del cavalcare, come canta Lucano:

Prima il destrier, de le mortali guerre
Presagio, uscì dai sassi, che percosse
Con la verga in Tessaglia il dio Marino.
Lui primeramente il ferro e i freni
Mercè le nuove redini del forte
Lapita domator sentì schiumando.

L’equitazione salì fin dai tempi antichi in molto onore, e Senofonte scrisse le prime norme dell’equitazione.

Etimologia — Il cavallo venne considerato come cosa grande, pregevole ed animale veloce per eccellenza.

Nel Sanscrito vi sono oltre cento quaranta nomi per il cavallo, che tutti hanno per radicale delle parole indicanti velocità, così ad esempio:

Atya, cavallo, da at andare, correre.

Kapala, cavallo, kap andare, correre.

Pélin, cavallo, da pel andare, spingere.

I greci lo chiamarono hippos e quando volevano significare cosa grande, componevano il vocabolo in questo modo: hippognomone, grande animo. Hippotyphia, grande fasto. Hippoporno, grande libertino.

I latini lo chiamarono Equo da egualità, perciocchè si attaccavano ai carri i cavalli apparigliati, come ancora si usa.

Però non mancano altri che fanno derivare Equo da Equore, mare, per indicare la sua origine favolosa.

I Germani chiamarono mara il cavallo, da cui venne marescalcus, maniscalco, essendo scalk, servo; però da altri si pensa