Pagina:Rivista di cavalleria (Volume IX, 1902).djvu/236

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229 il nuovo i tomo del regolamento d’esercizi, ecc.

compagnandone il movimento come spiega il § 202, spingendo il cavallo ad allungare un poco il galoppo, affronterà l’ostacolo. E sicurissimamente lo supererà, e nessuno andrà per le terre, come nessuno, pochissimi, nei reggimenti Vittorio e Firenze, ad esempio, che nel modo descritto si comportano.

Quella soffice prateria che è la piazza d’arme di Nola, e quegli ostacoli estesi a bastare ad interi reparti schierati, hanno veduto i lunghi galoppi ed i ripetuti salti del reggimento che allora mi era concesso di chiamare, con orgoglioso affetto, mio; ma nè gli ostacoli ebbero il vanto di sbarrare la via, nè il prato di ricevere l’amplesso che di pochi, tra i quali è debito mi annoveri. L’insegnare di più, esigere che il soldato avanzi i pugni mentre è in aria senza cadere indietro col busto, questo assolutamente indispensabile condurrà a bene con qualche soldato di singolari attitudini per apprendere le finezze delle equestri discipline, per gli altri sarà insegnamento inefficace, e qualche volta dannoso. Discorro di soldati in armi ed in campagna; discorro di ostacoli quali può il cavallo di truppa superare. Mi si è offerta occasione, nella oramai non lieve permanenza fra le truppe, di vedere che squadroni, reggimenti, lanciati a distesa, andarono al di là di ostacoli difficili se si pararono loro dinanzi inaspettati, da non dare tempo a frenare l’andatura. Invece ostacoli di poco conto, preveduti, ostacolarono davvero le truppe.

Per ritornare da dove ho preso le mosse, e cioè al troppo poco che si vorrebbe insegnato in equitazione in omaggio al principio di semplificare, e per secondare le naturali attitudini del cavallo sino a quei limiti che da soggetto non si muti in padrone, ravviso una tendenza la quale assecondata sino alle ultime sue conseguenze, farà che in avvenire chi si rimettesse a riunire, piegare, rendere il cavallo equilibrato in modo da farlo muovere a suo talento, a tutte le andature, in breve spazio si gabberà la fama di un innovatore. Giova il tenersi in misura.

Il classicismo agghindato, ispirantesi in Arcadia e nella mitologia ha fatto plaudire al romanticismo, umano e poetico; sbandito poi dal naturalismo, che comincia a volgere al tramonto. Abbiamo avuto nella equitazione il classicismo, il romanticismo, ed ora siamo avviati al naturalismo. L’opera d’arte immortale dà equa parte alle tre maniere; lo spropositare di una, turba l’armonia della creazione. Col Fieschi, col Pignatelli e, più tardi, col Pluvinel, il Grisone, il de la Guérinière siamo nella equitazione classica; la romantica è la equitazione che praticano