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237 il nuovo i tomo del regolamento d’esercizi, ecc.

un particolare, ed è invece un punto importantissimo, si basa tutto il nuovo sistema d’equitazione in opposizione al vecchio, per cui tanto più strana mi è sembrata la osservazione del Caprilli in quanto egli è stato sempre un fervido fautore dell’uno contro l’altro.

Un altro piccolo gambero di assai minori proporzioni è quello relativo al trotto di scuola che il Caprilli vorrebbe non fosse insegnato. Ma dove mai è detto ciò nel regolamento? Il trotto di scuola non è cosa che si insegni, esso è una conseguenza necessaria delle reazioni naturali del cavallo, e troverei invece assai strano che l’istruttore prima di far partire le reclute al trotto volesse insegnar loro il trotto di manovra il quale davvero non si impara in massima che dietro speciale istruzione.

Convengo invece pienamente nel desiderio dell’A. di sopprimere per la recluta la partenza a galoppo dal passo perchè in contraddizione con tutto quanto viene giustamente consigliato altrove, e di omettere le cognizioni relative alle due specie di galoppo. La mia esperienza personale mi suggerisce che dal giorno in cui le reclute sono prese dalla preoccupazione dì partire a galoppo falso, i cavalli lo assumono con maggiore frequenza.

Circa l’uso della frusta, che il nuovo regolamento ha voluto proscrivere, mentre il Caprilli vorrebbe fosse tollerato, mi sento perplesso ad esprimere una opinione recisa, ma fra le due soluzioni propendo per quella data dal regolamento.

È bensì vero che la frusta bene adoperata può essere utilissima, ma siccome l’esperienza non può essere fatta che a danno delle reclute e del loro addestramento, ritengo minor male gli inconvenienti derivati dalla pigrizia dei cavalli, a quelli che provengono dalla sovraeccitazione dei cavalieri e dei quadrupedi quando sono spaventati. E poi, sappiamo tutti come l’istruzione delle reclute sia fra le più indicate per alterare il sistema nervoso d’un istruttore anche dotato di molta calma; è quindi molto prudente di togliergli addirittura il mezzo di commettere anche involontariamente degli atti le cui conseguenze non possono sempre misurarsi.

L’esperienza deve pur averci insegnato qualche cosa.

Nella seconda parte del suo pregevole scritto il Caprilli lamenta due lacune del regolamento che io credo invece siano state lasciate con animo deliberato.