Pagina:Rivista di cavalleria (Volume IX, 1902).djvu/246

Da Wikisource.
239 il nuovo i tomo del regolamento d’esercizi, ecc.


Il Caprilli chiude questa parte del suo articolo con gli auguri che venga abolito il morso sostituendolo con il filetto e che sia radiato dal regolamento tutto quello che si riferisce al perfezionamento nell’equitazione di scuola. Sul primo augurio mi trovo d’accordo con lui soltanto in parte, nel senso cioè che, non già un semplice filetto, ma un morso snodato ad aste dritte e robuste e con quattro redini, prenda il posto dell’attuale morso a cannone intero e relativo filetto; non convengo invece per il secondo augurio non già perchè mi senta trasportato da speciale affetto per gli esercizi che il Caprilli vorrebbe soppressi, ma perchè riterrei un errore che un regolamento che s’intitola di equitazione dovesse trascurarne una delle sue specialità, allo stesso modo che non omette di parlare dell’allenamento per la corsa.

Fu ottimo provvedimento quello di togliere dalla istruzione del soldato e del cavallo di truppa gli esercizi che, come assai giustamente osserva il Caprilli, sono in contraddizione con i principî che reggono una equitazione militare propriamente detta, tenuto anche conto degli scarsi mezzi che si hanno a disposizione per impartirla; ma sarebbe stata un’offesa al passato il non conservare almeno il ricordo delle regole che hanno informato e informano tuttavia l’arte di equitare presa se vuolsi in senso ristretto.

Quest’arte fu, dopo tutto, gloria italiana e sarebbe strano che proprio noi la disconoscessimo al punto di far dimenticare anche i nomi di molti esercizi che corrono sulle labbra di tutti e che sarebbero ignorati dagli ufficiali di cavalleria. Per questo stesso ordine di idee io vorrei che fosse ripristinata presso la Scuola di Cavalleria l’istruzione di alta scuola impiegandovi i cavalli di p. s. e che anche di essa vi fosse un cenno nella parte IV del regolamento.

Anche qui, dunque, manteniamoci liberali ed equanimi e non dimentichiamo che «il meglio è nemico del bene» e che «il troppo storpia».

Con ciò sarebbe finito l’esame degli apprezzamenti che il Caprilli ha fatto sul nuovo regolamento di equitazione e che io ho cercato di contraddire in quei punti dove non mi sono trovato d’accordo con lui, consentendo incondizionatamente in tutto il resto. Ma lo scritto del brillante capitano non è finito, perchè, seguendo la foga del proprio destriero egli ha fatto un piccolo salto nel secondo tomo e uno più considerevole nella legge di reclutamento.