Pagina:Rivista di cavalleria (Volume IX, 1902).djvu/498

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il nuovo i tomo del regolamento d’esercizi 491

svariate e non facili missioni alle quali sarà chiamato in tempo di guerra.

L’equitazione al’aperto, quella di campagna, per tutti i tempi, forma della gente pratica, la quale mostra così facendo di mirare al vero scopo, la guerra; tutto ciò che ci allontana e distoglie da essa, va considerato come superfluo anzi nocivo. Ed è perciò che l’equitazione di maneggio, da non confondersi con quella di alta scuola, confusione troppe volte fatte, intendendo dire per equitazione di maneggio la sola parte di essa che sancisce e consacra i principî elementari e fondamentali di equitazione, deve considerarsi come mezzo, e dicasi pure utile, ma non scopo della cavalleria.

Occorre non dimenticare che bisogna avere per principio: che i maneggi non devono servire che per le reclute, pei cavalli giovani, e per le reclute dell’anno precedente che hanno bisogno d’essere rimesse ad apprendere i principî fondamentali ed elementari d’equitazione. Premesso ciò lo squadrone deve montare fuori, e se non può uscire dal quartiere, perchè fa troppo freddo, o piove troppo forte, bisogna accontentarsi di passeggiare i cavalli.

Il maneggio conduce all’amore della parata; il lavoro all’aperto, come ho già detto, fa della gente pratica come occorre a noi in campagna.

Il lavoro per tutti i tempi mantiene uomini e cavalli in buona salute, li rende docili ed atti alla guerra.

Ora il pretendere dalla recluta che sappia far partire il cavallo al galoppo dal passo com’è contemplato nel nuovo regolamento, non mi pare che sia all’unisono con lo spirito a cui s’informa il regolamento stesso, poichè la partenza al galoppo dal passo non fa più parte della equitazione elementare, ma è un esercizio già complicato, il quale presuppone in precedenza le andature laterali e quindi la riunione.

Così praticata dalle reclute si risolverebbe in disordine, perchè il soldato ignaro di equitazione di alta scuola non farebbe che disturbare il cavallo con false e scorrette chiamate speronandolo inutilmente — ed il cavallo in tal modo maltrattato e malamente chiamato sfogherebbe il suo cattivo umore collo sprangare calci contro l’assito del maneggio.

L’esperienza dovrebbe servire a qualche cosa. Quindi per le ragioni qui sopra espresse, sarebbe opportuno ed utile che tale prescrizione venisse soppressa nel nuovo regolamento o meglio omessa in quello definitivo.

Le maggiori semplificazioni volute dal Caprilli circa il tagliate ed il cambiamento trasversale, allegando a sostegno della sua proposta, la limitata intelligenza dei nostri soldati, i quali facilmente confondono il tagliate col cambiamento trasversale e così pure le altre, che non accenno per brevità, non posso dividerle, poichè le ragioni da lui addotte non mi convincono. Ed anche perchè se è doveroso per parte di tutti adoperarsi affinchè siano introdotti nei nostri regolamenti le migliorie e tutti quei cambiamenti che la lunga pratica suggerisce, non è opportuno anzi nocivo il lasciarsi vincere dalla smania di tutto modificare,