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quando le modiflcazioni che si vogliono introdurre non hanno una ragione ben fondata.

L’abbattere è molto facile, è il ricostruire che è molto più difficile, perciò siano conservati tutti i comandi di maneggio come sono nel nuovo regolamento anche perchè col troppo semplificare si correrebbe il rischio di ricadere nella confusione.

Ciò che più deve importare a noi si è la sostanza di esso, la vita nuova che vi aleggia, lo spirito nuovo e moderno a cui presto o tardi tutte le cavallerie del mondo dovranno addivenire e respirare, se non vorranno venir meno al difficile compito che loro compete nelle future guerre — e la sostanza, come ho già dello al principio di queste mie considerazioni, è ottima e non dobbiamo esitare a riconoscerlo.

Il Caprilli non avrebbe dovuto muovere appunto alla prescrizione contenuta nel regolamento provvisorio che vuole, in briglia, le redini sempre tutte e quattro impugnate dalla mano sinistra. Questa prescrizione voluta dal regolamento, non solo la vorrei conservata per le ragioni già espresse dal signor colonnello Sartirana, ma anche perchè essa allontana la possibilità di ritornare all’applicazione delle andature laterali e quindi della riunione, contro cui ebbi occasione di scrivere dimostrandone l’inutilità.

Quindi plaudo interamente a tale prescrizione del regolamento e mi auguro di vederla comparire come tassativa nel regolamento definitivo.

Ciò che vorrei fosse anche tassativo nel regolamento, mentre ora è lasciato in facoltà dei comandanti di squadrone, è l’uso delle staffe fin dal principio dell’istruzione.

Da ciò il cavaliere trarrebbe grande vantaggio; poichè obbligarlo a cominciare dal più difficile per giungere al più facile parmi cosa poco corretta e logica in un sistema di equitazione. Senza calcolare che l’istruzione a cavallo senza staffe irrigidisce il cavaliere e dà una posizione in sella, secondo il mio debole modo di vedere, sbagliata e contraria alla vera e forte equitazione.

Come ben disse il collega Filippini, la prescrizione di spingere il tallone in basso, avrebbe voluto significare «un ritorno a quel passato e a quel regolamento che si vuol dimenticare». Non mi dilungo quindi a combatterla.

In quanto alla ceduta in aria nel salto degli ostacoli che il Caprilli vorrebbe fosse e più meglio specificata nel regolamento, pur dividendo la sua opinione, debbo anche riconoscere che nel regolalamento c’è quanto basta pel nostro soldato.

Non convengo invece con lui che sia abolito il morso, troppe sono le ragioni che ci consigliano a non fare un passo così radicale che mi credo dispensato di doverle accennare, tanto più che esse sono già a conoscenza dei lettori della Rivista.

Sono anch’io d’avviso invece col Filippini che «un morso snodato ad aste dritte e robuste e con quattro redini, prenda il posto del’attuale morso a cannone intero e relativo filetto».