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272 federico kenner

questi si serviva a scopi di rappresentanza. Pel medaglione d’oro si è indicato il passo della Historia Augusta in cui si allude alle pesanti monete d’oro che Eliogabalo distribuiva in dono; il medaglione d’argento ha comuni con quello d’oro i caratteri essenziali, specialmente l’analogia delle rappresentazioni figurate; oltre a ciò il suo rapporto col medaglione delle Dee Monete lo appalesa come moneta di dono. Altrettanto si dica del medaglione di bronzo e del rame imperiale (senza S • C); il medaglione di bronzo del quarto secolo è anzi imitato da quello delle Dee Monete; anche per la moneta pesante senatoriale, che sta in così stretti rapporti col medaglione imperiale, si può arguire altrettanto, sia per questa circostanza medesima, sia per le raffigurazioni che vi si riscontrano. Infine, pel quarto e sesto secolo, si osservi che tanto le monete pesanti d’argento di coloro che davano i giuochi, proibite da Teodosio, come anche il pezzo d’oro da una libbra di Tiberio Costantino, compaiono come monete di dono, quantunque le prime non emanassero dall’imperatore.

Per occuparci ora più partitamente dello scopo cui erano destinati i medaglioni, dobbiamo premettere anzitutto che non bisogna immaginarsi che servissero per le copiose elargizioni al popolo e all’esercito; il loro numero pur sempre scarso e la loro rarità indicano che erano distribuiti ad un cerchio assai più limitato di persone. È piuttosto assai verosimile che i medaglioni venissero usati per quei piccoli donativi i quali, fondati su di un’antica costumanza romana, traevano la loro origine sin dai tempi più remoti della Repubblica, ma furono conservati anche sotto l’Impero.

Quest’opinione è basata sull’analogia fra le occasioni per quei piccoli donativi in danaro e le solennità ricordate nelle raffigurazioni dei medaglioni; poi sulla circostanza che gl’imperatori prendevano parte essi stessi a questa costumanza dei donativi.

In primo luogo vanno ricordate le sportule nelle salutazioni. I clienti usavano presentare i loro omaggi ai patroni e in compenso ricevevano da questi un trattamento