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36 umberto rossi

secolo decimosesto quando gli imperatori largheggiarono tanto in concessioni e privilegi di questo genere; e appunto nella seconda metà del cinquecento Guglielmo Malaspina, marchese di Tresana, otteneva da Massimiliano II imperatore il diritto di battere moneta d’oro, d’argento e di rame nel suo feudo, per se e per i suoi discendenti. Prima però d’entrar a parlare dell’officina monetaria di Tresana sarà opportuno dar qualche cenno di questo ramo dei Malaspina, tanto più che le notizie intorno ad esso dei vari scrittori sono poco esatte e si contraddicono spesso: la storia di questa famiglia è intricatissima e malagevole, ed è solo coll’aiuto di documenti sincroni che ho potuto rettificare parecchie inesattezze in cui sono caduti coloro che mi hanno preceduto nel trattare questo argomento 1.

I Malaspina di Tresana furono un ramo dei marchesi di Lusuolo, e questi alla lor volta ebbero origine dal ramo di Villafranca, derivato da quel di Mulazzo: loro capostipite fu un Giovan Iacopo, marchese di Tresana, Ponzano e Brina, che viveva negli ultimi anni del secolo decimoquarto; lasciando di parlare dei vari marchesi che si succedettero nel dominio di questi feudi durante il quindicesimo secolo, verrò a dire dei signori di Tresana nel secolo susseguente, curando di schiarirne un poco la genealogia.

  1. Della zecca di Tresana e dei marchesi Malaspina che la esercitarono hanno scritto diffusamente lo Zanetti, (Delle zecche della Lunigiana, nel tomo V della sua Raccolta), il Litta nella Famiglia Malaspina e ultimamente il cav. Eugenio Branchi nella Illustrazione storica di alcuni sigilli antichi della Lunigiana, edita dal prof. Giovanni Sforza nel Giornale Ligustico, anno X. Il sig. Branchi pubblicando un sigillo di Francesco Guglielmo Malaspina lo corredò di preziose notizie, alle quali ho dovuto attingere moltissimo e che mi sono state di grande aiuto per questo breve lavoro.