Pagina:Rivista italiana di numismatica 1890.djvu/304

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tremisse inedito al nome di desiderio, ecc. 287

l’ultimo loro re Desiderio ebbero più o meno lungamente ad invadere. Alternati e frequenti erano stati sempre per parte dei re longobardi, e più sotto Astolfo e Desiderio, i tentativi per estendere la loro dominazione, e resistere reagendo alle pretese dei pontefici sempre pronti dal canto loro a promovere, ed implorare l’intervento delle armi dei franchi, dopoché la lontananza e la debolezza degli imperatori di Costantinopoli e degli esarchi, che in queste regioni li rappresentavano, avevano aperto l’adito fra altre ambizioni a quella appunto dei pontefici, per un dominio loro proprio ed affatto indipendente.

Scorrendo fra altri libri che reputai utili al mio studio l’istoria di Viterbo di Feliciano Bussi1, m’incontrai, laddove quell’autore intende stabilire l’autenticità giustamente contrastata del marmo in cui Viterbo conserva scolpito un decreto per essa molto onorevole di Desiderio re dei longobardi, in un brano della Cosmografia dell’Anonimo Ravennate edita a Parigi nel 1688 dal P. Placido Percheron in cui nominandosi molte città vicine a Roma è scritto: Item juxta Romam est Civitas quae dicitur Civitate Novas. Item Sabbatis, Foro Globi. Item juxta territorium Civitatis, quam superius diximus Battanis; ad partem Tusciæ est Civita, que dicitur Sudrio Magnensis, item foro Casi, Beterbon, Balneon Regis, Orbevetus, Bulsinis, Pallia, Clusion, etc. Fu quello lo spiraglio di luce che fermò la mia attenzione, aprendo alle successive ricerche un campo più ristretto e determinato in cui conoscere, e stabilire se i rapporti di Desiderio colla città di Sutri potessero effettivamente essere stati tali, che il suo nome comparisse in moneta di quel re dei longobardi, come vi troviamo quello di Milano, di Lucca, di Piacenza. Poiché nessun dubbio poteva presentarsi nel ritenere, che Sudrio stesse nell’Anonimo Ravennate per Sutri, ciò essendo evidente per il testo medesimo di quello scrittore, che nomina le città poste juxta Romam ed anche pel Magnensis che segue il Sudrio, e che accenna

  1. Roma, 1742. Pag. 25.