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origine della moneta in italia 333

ebbe esteso il suo dominio sulle altre città, non permise certo che continuassero ad emettere moneta in nome proprio. Ciò dimostra che l’aes grave era in uso in Italia assai prima dell’egemonia di Roma, poichè non si può ammettere che le città conquistate abbiano cominciato ad emettere moneta propria, appunto quando avevano perduta la loro autonomia.

Ne è una prova il ripostiglio di assi rinvenuto a Cerveteri, consistente in 1578 pezzi tutti romani. Cere riconobbe la supremazia di Roma nell’anno 403 (351 av. C.) e dovette adottarne la moneta.

Inoltre l’asse romano fu successivamente ridotto, in seguito a contingenze politiche e ad urgenti bisogni dell’Erario, da una libra a mezza libra, poi a quattro oncie a tre, a due, a una e finalmente a mezz’oncia, conservandogli sempre lo stesso valore nominale.

Ora, la maggior parte delle serie di aes grave appartenenti al Lazio, all’Etruria, alla Sabina, all’Umbria, al Piceno, ecc. non subirono alcuna riduzione perchè le zecche che le emettevano furono chiuse prima che avessero tempo o si verificasse il bisogno di effettuarle. Una prima riduzione l’ebbero soltanto le monete di Todi, di Venosa e di Luceria, ma la prima tenne aperta più a lungo la propria zecca forse per una speciale concessione di Roma, e le seconde furono occupate dai Romani più tardi, quando la riduzione dell’asse era già avvenuta.

Dai fatti e dalle date citate si rileva che le vicende della moneta seguono quelle della storia, e colla storia si spiega la presenza o la mancanza della moneta, o di alcune specie della moneta, nelle varie regioni, e se ne determinano le cause.

La tradizione romana sulla moneta è confortata al-