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366 giulio jatta

pari genuinamente greco è il nome che comparisce su l’altro lato del mattone che porta πλατυρ.

Il confronto dei nomi πλατοραs e πλατοrrihi. trovati dal Mommsen in iscrizioni messapiche, parmi che formino piuttosto una prova in contrario; perchè su la moneta, se fosse messapica, si sarebbe dovuto trovare adoperata la forma e la desinenza messapica come in quelle. Nulla invece di messapico trovo nella parola Πλατυρ; la quinta lettera anzi, è puramente greca. Infatti, nell’alfabeto messapico certa è la mancanza della lettera υ, dice il Mommsen (Iscriz. messap. p. 13).

Tutte le lettere parimenti che compongono il nome del rovescio sono, è vero, di forma alquanto irregolare, ma essenzialmente greche; decisamente tali sono in particolar modo le lettere k, c ed ω, la quale ultima, a dire del Mommsen (l. c.), non comparisce mai nelle iscrizioni messapiche. Nè sappiamo comprendere per qual ragione la terminazione ος il Friedlaender chiami Messapica (die Endung ος, sie scheint hier sicher, ist eine messapische. — l. c. p. 184), mentre essa è una delle desinenze più comuni dei nomi greci.

In quanto finalmente al confronto che il chiarissimo nummologo tedesco riportava in questa occasione dell’altra moneta di Rubi con la leggenda ΠΡοΣΕ.Ε, perchè potesse avere un qualche valore bisognerebbe prima esser sicuro che quella sia veramente una iscrizione messapica, come opinò il Mommsen (l. c. p. 57). Per me, tanto προ quanto ΣΕ non so diversamente considerarli se non come abbreviazioni di due diversi nomi di magistrati monetali greci. Non è inutile notare che in uno dei due