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un picciolo di astorgio iii manfredi per faenza 427

fronti e trovandosi di fronte a un tipo nuovo, lo attribuì ad Astorgio I, come quello al quale non erano state attribuite altre monete, pur rilevandone la singolarità e massima importanza.

Da ultimo il sig. Prof. Federico Argnani, che raccolse con amore e diligenza tutto quanto si riferisce alla zecca Faentina1, attribuisce il nostro picciolo ad Astorgio II. È notevole che tra gli argomenti addotti a sostegno di questa sua attribuzione evvi quello dello stile e dei caratteri, che il C. Tambroni Armaroli portava in Appoggio della sua. Il Prof. Argnani, distinto cultore tanto di numismatica che di arte, conosceva esemplari ben conservati della monetina di Astorgio III con la lancetta, mentre dell’esemplare di Macerata con l’Astorre non vide che il disegno del Bullettino di Firenze riprodotto da un esemplare poco conservato e parvegli scorgervi «lo stile dell’arte troppo scorretto nell’insieme dell’Astorre, che si presenta tutt’altro a che elegante, e la forma larga e grossa del carattere che sente ancora del gotico....»2 e la attribuisce ad Astorgio II.

Io non seguirò il Prof Argnani negll ingegnosi ragionamenti che fa per sostenere la sua ipotesi. Il fatto che questo mio esemplare porta dopo il nome del Principe il T ossia la numerazione genealogica identica a quella portata dal picciolo colla lancetta,

  1. Cenni storici sulla zecca, sulle monete e medaglie de’ Manfredi Signori di Faenza e sul Sigillo del Comune e del Popolo della stessa Città compilati dal Prof. Federico Arpiani conservatore della Pinacoteca Comunale. Faenza, Ditta Tipografica Pietro Conti, 1886.
  2. Pag. 26.