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e la decadenza dell’arte, quando si rammenti in mezzo a quali vicende burrascose visse quel Duca, e come la scadente coltura apparisca anche nelle scritture del suo tempo, e perfino nel barbarico epitaffio che si legge sul suo sepolcro1.

Bellissimi invece al paragone sono i due tipi della moneta di Sergio:

1. Follis. Rame. Peso gr. 7,74 (Coll. Sambon).

D/ — Ai lati: SERGIV DVX
Effigie del Duca con abiti gemmati e berretto ducale: nella destra lunga asta con croce: nella sinistra globo crocigero.

R/ — Ai lati: SCS IANV
Busto tonsurato di S. Gennaro che poggia la destra sul libro degli Evangeli.

(Tav. X, N. 17).


2. Rame. Peso gr. 7,14 (Coli. Sambon).
Altro consimile ma di stile diverso con una stella al disotto della mano che sostiene il globo2.

(Tav. X, N. 18).


Non è facile indovinare a chi tra i sette Duchi ch’ebbero il nome stesso s’appartenga quel follaro. Lo Spinelli e il Cordero di Sanquintino s’accordano ad assegnarlo a Sergio II; ma il Lazari non sa proprio decidersi nè per quel Duca, né per alcun altro. E prima vorrebbe attribuirlo a Sergio IV, pur dubitando “che ad uno dei tre successivi

  1. V. De Meo, Ad an., che però lo crede dubbio.
  2. Il Muratori, Op. c., ricorda un altro esemplare diverso e inesso l’effigie di S. Gennaro non ha nimbo ed invece ha la barba. Ne fa cenno anche l’Ignarra, Op. c., il Mazzocchi, Op. c. osserva, che a Sergii ducatu coepit Ianuarius exprimi annosior et cum modica barba, sicut in Musivo S. Mariae de Principio videtur. Ma evidentemente la moneta è apocrifa. Quanto poi alla sigla, sis che si scorge in petto alla protome dei Santo, pare che abbia a leggersi s. ianuarius; ed io suppongo che la sigla dovea essere nel busto d’una statua del Santo, che fu tolta a modello nell’impronta della moneta.